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domenica 13 ottobre 2019

Quella volta che la Scavolini fece esonerare Ettore Messina dalla Virtus

Quella volta che la Scavolini fece esonerare Ettore Messina dalla Virtus

di Luca Petinari

Ci sono binomi nella storia del basket italiano che non muoiono mai. Pesaro - Bologna, Bologna - Pesaro, Vuelle, Virtus, Fortitudo, nel bene, nel male, comunque la si metta, questa storia ci sarà sempre. E all'interno di questa storia ci sono tante altre piccole, grandi storie che hanno segnato il percorso narrativo di entrambe. Come quella dell'11 marzo 2002, dove l'allora Scavolini Pesaro, nolente, segnò la prima crepa nel muro dell'egemonia virtussina.

Piccolo riassunto: la Virtus di inizio millennio è una delle squadre più forti d'Europa (se non la più forte). Madrigali è il nuovo presidente e sotto la sua direzione Bologna toccherà la vetta. E anche il fondo. Andiamo con ordine: Danilovic abbandona il basket nel 2001, Sconocchini viene squalificato per doping, venendo a mancare così due senatori della gloria virtussina anni '90. Vengono ingaggiati giovani promettenti come Ginobili, Jaric e Smodisz, più innesti come Griffith. E' la Virtus del Grande Slam, capace di vincere tutto, in Italia e in Europa. Un'impresa che a nessuna squadra italiana è più riuscita, diventando così una delle squadre più forti di sempre del vecchio continente. Il punto di riferimento è il coach: Ettore Messina.

La Scavolini arriva dalla resurrezione dopo la debacle del 1998, anno in cui retrocesse in A2. Nel 2000 venne riammessa in A1 grazie all'acquisizione del titolo sportivo di Gorizia (quindi senza conquistare la promozione sul campo) e riprese la sua storia nella massima serie, inanellando una serie di stagioni positive ma senza vince nulla. Per la storia a cui sono stati abituati i pesaresi dalla fine degli anni '80/inizio '90, non erano di certo stagione entusiasmanti, vacillanti tra il secondo e il sesto posto, sempre in zona playoff ma senza mai arrivare in fondo per giocarsi il titolo. I giocatori, però, fecero innamorare il pubblico: da Joe Blair a Marko Tusek, fino a capitan Gigena e un giovane Andrea Pecile in rampa di lancio, con le capacità di finalizzazione di Miroslav Beric. Sia per la Scavolini che per la Virtus, la stagione 2001/2002 segnò una svolta.

Arriviamo all'11 marzo 2002: la Virtus sta disputando una stagione altalenante, minata soprattutto dall'instabilità societaria. A inizio stagione era stato ingaggiato un giovane Sani Becirovic - protagonista due volte in questa storia, ci arriveremo poi - con un contratto milionario e i bolognesi avevano conquistato la Coppa Italia a discapito di Siena. Nonostante ciò, all'appuntamento contro Pesaro in terra marchigiana la situazione è traballante. Quello che accadde in campo, per mano della Scavolini, fu la scossa che fece cedere i primi mattoni della gloriosa storia virtussina.

L'inizio è fulminante da parte di Pesaro: 20 punti in cinque minuti e primo parziale che termina 34-12. E' il presagio della caduta degli dei. Ci prova Ginobili a risollevare la situazione (ne mise a segno 24 quella sera) ma da solo non si gioca. Pesaro è spietata e il risultato finale di quelli da segnare nella storia: 81-40 per la Scavolini, -41 per la Virtus campione d'Europa. La squadra che aveva scritto una delle pagine più importanti di questo sport stava dirigendosi verso il tramonto.

Il presagio di una disfatta si concretizza la domenica successiva: contro Trieste si dovrebbero festeggiare i 30 anni in Virtus e le 900 partite come speaker dello storico Gigi Terrieri. Ma una notizia scombussola l'ambiente, mettendo tutto in secondo piano: Madrigali decide la sera prima di esonerare Ettore Messina, il traghettatore verso la gloria della Virtus di inizio millennio. A Bologna, per i bolognesi virtussini, questa scelta è fuori discussione: "No Messina, no parti...ta" recita uno striscione. Letteralmente. Perché infatti i tifosi delle v nere invadono il campo prima del match costringendo la terna arbitrale a sospendere la gara per 30 minuti, nei quali Madrigali è obbligato a lasciare il palazzo scortato.

La Virtus guidata da Consolini si fa portavoce tramite il capitano Antoine Rigaudeau che prende parola due volte, la prima inutilmente: "Siamo tutti molto tristi, per la prima volta nella mia carriera mi sento come un pugile suonato. Ma siamo giocatori di pallacanestro e vogliamo giocare a pallacanestro. In questa situazione ci perdiamo tutti: vogliamo continuare come abbiamo fatto finora anche per Ettore. Lasciateci giocare anche per lui e Roberto Brunamonti". Al secondo tentativo il capitano fa centro assumendosi la responsabilità di risolvere la situazione: " Sappiamo che la storia della Virtus siete voi ed è per questo che vogliamo giocare. La storia della Virtus è ancora davanti a tutti voi. Dobbiamo giocare per rispetto di Trieste. Giochiamo e poi ne riparliamo". La Virtus dà 30 sberle a una surclassata Trieste, la quale sportivamente non chiede ricorso per l'invasione.

La richiesta dei tifosi venne accolta e Messina fu reintegrato fino al termine della stagione. Dopo la quale decise di dare le dimissioni, destinazione Treviso. Un altro presagio prima del tonfo definitivo e imminente. La Virtus in quella stagione aveva raggiunto la finale di Eurolega, disputatasi proprio a Bologna ma perse contro il Panathinaikos. Stessa sorte in finale scudetto contro la Benetton Treviso. Nella stagione successiva, la 2002/2003, si tenta una radicale rifondazione, guidata da Tanjevic e da Bianchini. Una stagione segnata dagli insuccessi che porta al tragico evento: Becirovic emette una vertenza contro la dirigenza per dei mancati pagamenti e la Virtus viene esclusa dalla stagione successiva.

Anche la Scavolini disputò una stagione 2002/2003 piuttosto deludente, conclusasi al 13° posto. Una delusione che portò a maggiori investimenti, sbocciati nella formazione che nel 2003/2004 fece sognare migliaia di tifosi sotto le gesta di Djordjevic e Ford.

Pesaro è nolente protagonista della tragedia bolognese, ritrovatasi ad affossare i campioni d'Europa quella sera dell'11 marzo 2002 sotto 41 punti che furono come temporali, che fecero traboccare il vaso già pieno della Virtus Bologna. Ma i binomi nella storia dello sport esistono anche per questo. E gli dei del basket scelsero proprio queste due squadre per scrivere un'altra, l'ennesima, pagina di storia.

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