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lunedì 11 novembre 2024
Per la panchina della Roma il nome in pole resta quello di Mancini ma rimane l'ipotesi del ritorno di De Rossi

di Gazzetta
È finita come pensavano un po’ tutti da tempo, tranne chi doveva davvero capirlo, i Friedkin.
È finita malissimo, come peggio non poteva andare, con l’esonero più veloce della storia, con la nota del club arrivata alle 17.27, circa mezzora dopo la fine di Roma-Bologna.
Sta di fatto che da ieri Ivan Juric non è più l’allenatore giallorosso.
Fatale l’ennesimo scivolone, l’ennesima figuraccia, il 2-3 casalingo contro il Bologna in un Olimpico desolante, con i tifosi romanisti che hanno fischiato subito il croato e hanno finito con lo sciopero del tifo: bandiere ammainate e silenzio, con tanta gente che ha abbandonato lo stadio strada facendo.
IL FUTURO
Per la panchina della Roma il nome in pole resta quello di Roberto Mancini, che però vuole un contratto fino al 2027 e un progetto di ristrutturazione.
L’ex ct azzurro ha avuto un contatto indiretto dopo Roma-Torino e sarebbe pronto a imbarcarsi in un’avventura del genere, nonostante un calendario non facile (alla ripresa la Roma ha una dietro l’altra Napoli, Tottenham e Atalanta).
Ma ieri ha iniziato a prendere piede anche la candidatura di Rudi Garcia, che alla Roma ci è già stato due anni e mezzo (dal 2013 al gennaio 2016).
Francese come Ghisolfi, potrebbe essere contattato proprio da lui.
Che, in cuor suo, in realtà avrebbe già deciso, visto che per il dirigente giallorosso la soluzione migliore oggi sarebbe richiamare De Rossi, ancora sotto contratto.
Ma c’è da convincere i Friedkin, impresa non facile.
Altra pista è quella che porta in Inghilterra, a Frank Lampard e Graham Potter.
Anche se poi in Italia ci sono liberi alti profili come Ranieri, Allegri e Sarri.
Infine Terzic, che era già stato contattato prima di Juric.
In settimana la verità, sempre che i Friedkin decidano di decidere...