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domenica 08 dicembre 2019

Dino Meneghin e la monetina

Dino Meneghin e la monetina

di Luca Petinari

La stagione 1988/1989 verrà ricordata non tanto per lo scudetto "vinto" da Milano, ma per le virgolette sulla parola vinto. Tra le protagoniste infelici, assieme alla finalista ai playoff Livorno, ci fu anche la Scavolini. Siamo all'Hangar di Viale dei Partigiani, gara uno di semi-finale scudetto, scenario e contesto di uno degli episodi più controversi della storia del basket e dello sport tutto: la monetina che colpì la testa di Dino Meneghin.

Dino Meneghin è uno dei giocatori più forti di sempre della pallacanestro, campione indiscusso, bandiera di Milano città e dell'Olimpia, inserito nella Hall Of Fame italiana, della FIBA e dell'NBA, presidente federale dal 2008 al 2013. Un palmares e una carriera di tutto rispetto, ma con una macchia indelebile che ha segnato lo sport ma anche la giustizia italiana.

Playoff '89, va in scena in semifinale la rivincita dello scudetto della stagione precedente, vinto dalla Scavolini. Una tripla di Gracis sigla il punteggio di 45-40 per i biancorossi all'intervallo. Mentre i giocatori di Pesaro e Milano stanno per rientrare negli spogliatoi per la pausa lunga, Dino Meneghin si accascia a terra toccandosi la testa: dice di essere stato colpito da una monetina. Subito staff medico e giocatori circondano il campione e lo aiutano a risollevarsi: verrà trasportato in ospedale, costretto a non tornare in campo e con cinque giorni di prognosi.

La Vuelle vince quella partita ma l'Olimpia fa ricorso e si va a gara due senza saperne l'esito. Milano vince la partita e il ricorso: due a zero nella serie e va in finale a discapito di Pesaro. Incontrerà Livorno e, anche qui, in seguito a qualche episodio dubbio, verrà coronata come campione d'Italia. Ma per tutti la stagione verrà ricordata come quella degli "aiutini" a favore dell'Olimpia per vincere il campionato.

Nel 2011, in una famosa intervista, Meneghin ammise che avrebbe potuto tranquillamente continuare a giocare in seguito alla collusione con la monetina ma che, in accordo con il dg Toni Cappellari, decise di mettere in piedi una sceneggiata "per farla pagare al lanciatore" e creare i presupposti per una vittoria a tavolino. In quella stagione ci furono tantissime pressioni politiche e sportive pro-Milano, e la confessione di Meneghin non solo accertò la frode sportiva da parte del giocatore, ma anche una certa malafede del sistema.

Episodi come questo segnano in negativo la storia dello sport. Ma, altro lato della medaglia, danno un fascino alle partite che va oltre la competizione sportiva. Quindi, non solo per le finali scudetto disputate, ma anche per "la monetina", Pesaro-Milano non sarà mai una partita come tutte le altre.


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