Politica
lunedì 07 aprile 2025
Violenza sulle donne, Vitturini: "Non voglio commemorare o fiaccolate, servono più risorse"

«Le ragazze e le donne devono imparare a riconoscere i segnali di relazioni tossiche, di uomini violenti, di amori malati. E devono sentirsi libere, sicure, protette nel denunciare subito, nel chiedere aiuto».
È un appello accorato, carico di rabbia e determinazione, quello lanciato da Maria Lina Vitturini, presidente della Commissione regionale Pari opportunità delle Marche, dopo l’ennesimo femminicidio.
Parole forti, che arrivano in un momento in cui la cronaca racconta ancora di una giovane donna trovata morta lungo un fiume, in provincia di Bergamo. «Penso alle famiglie distrutte: madri, padri, fratelli e sorelle che non saranno mai più gli stessi. Come possiamo aspettare il corso della giustizia davanti a tanto dolore? Basta. Dobbiamo intervenire».
Vitturini sottolinea l’urgenza di un impegno corale: «Le istituzioni, le famiglie, gli insegnanti: ognuno deve fare la propria parte. Non possiamo voltarci dall’altra parte. Ogni cittadino ha il dovere morale di intervenire se conosce una situazione a rischio. Non possiamo permettere che l’indifferenza diventi complice».
E se da un lato le fiaccolate sono un segno di vicinanza e cordoglio, dall’altro – denuncia – «non bastano più. Io non voglio commemorare, voglio prevenire. Voglio che i giovani abbiano gli strumenti per riconoscere e affrontare queste situazioni. Per questo chiederò più risorse per realizzare progetti di formazione, prevenzione, ascolto. Questo è l’unico modo per cambiare davvero le cose».
Un grido che nasce anche da una frustrazione personale: «Ogni giorno parlo di rispetto, di affettività, di non violenza. Vado nelle scuole, sostengo progetti, ci metto l’anima. E oggi mi sento inerme. Ma non mi fermerò».
Vitturini ricorda infine i canali di aiuto, a partire dal numero nazionale 1522, attivo 24 ore su 24, via telefono o messaggio, anche in forma anonima. «Oppure andate alla Polizia, dai Carabinieri, al Pronto Soccorso. Ci sono persone pronte ad ascoltarvi. Esistono Case Rifugio, Centri Antiviolenza. Non abbiate paura, non provate vergogna: si può uscire da quell’inferno. Forza ragazze. Non siete sole. Mai».