Politica
giovedì 22 maggio 2025
Sciopero nazionale Lidl: presidio a Pesaro il 24 maggio - Filcams Cgil: "Basta briciole, servono aumenti reali"

Sabato 24 maggio 2025 sarà una giornata di mobilitazione per le lavoratrici e i lavoratori della Lidl in tutta Italia.
Anche la provincia di Pesaro e Urbino scenderà in piazza, con un presidio previsto dalle ore 8.00 nel piazzale antistante il punto vendita di via Gagarin, a Pesaro.
L’iniziativa è promossa dalla Filcams Cgil Pesaro e Urbino, che aderisce allo sciopero nazionale proclamato dalle organizzazioni sindacali del terziario, a seguito della rottura del tavolo per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale (CIA).
La decisione arriva dopo l’ultimo incontro tra sindacati e azienda, svoltosi a Bologna il 14 maggio scorso, e riguarda circa 23.000 dipendenti della multinazionale tedesca della grande distribuzione organizzata.
Al centro del confronto la richiesta di una maggiore redistribuzione della ricchezza prodotta da Lidl Italia.
«Scioperiamo perché un’azienda che registra in media 250 milioni di euro di utili all’anno non può presentarsi in trattativa con una proposta da soli 150 euro in buoni spesa», afferma Roberto Fiscaletti, segretario generale Filcams Cgil Pesaro e Urbino.
«Il lavoro svolto ogni giorno nella rete vendita, nella logistica e nelle sedi centrali merita molto di più».
Tra le principali rivendicazioni dei sindacati: l’introduzione di un premio di risultato, un aumento fisso in busta paga e il riconoscimento dei buoni pasto.
«Con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro e 1,3 miliardi di utile in cinque anni, è evidente che l’andamento economico di Lidl è in costante crescita», sottolinea Fiscaletti.
«Ma a fronte di questi numeri, non si registra alcuna redistribuzione a favore dei dipendenti».
A preoccupare i lavoratori c’è anche l’organizzazione del lavoro, con carichi e orari sempre più gravosi e poco trasparenti.
Nella realtà Lidl, circa il 75% degli addetti è assunto con contratto part-time, un dato che acuisce le criticità legate alla pianificazione dei turni e alla conciliazione vita-lavoro.
Alla luce della rigidità mostrata dall’azienda e dell’assenza di un mandato negoziale per avanzare nuove proposte, la mobilitazione è considerata necessaria per rilanciare la trattativa.
«Se aumenta il profitto, deve aumentare anche la paga di chi lo genera», conclude Fiscaletti.