Politica
giovedì 28 gennaio 2021
PD Fano: "Negare il diritto sull'aborto è un'operazione di rara ignoranza, sconcertati dalle dichiarazioni di alcuni"
newsdi PD Fano
Riteniamo che negare il diritto di scelta sull'aborto legandolo alla necessità di incrementare la natalità nel nostro paese sia un'operazione di rara misoginia e sicura ignoranza sia per quanto riguarda la conoscenza della legge che per quanto concerne la consapevolezza di cosa sia il welfare state.
La 194 è legge dello Stato e perciò dire che l'aborto è un diritto tutelato dalla legge è dire qualcosa che dovremmo dare per acquisito. Ci sono poi tanti anni di lotte femminili che dovrebbero bastare a chi occupa da pochi mesi gli scranni del Consiglio Regionale per condurre il dibattito almeno su livelli di decenza.
Sappiamo bene che sull'attuazione della legge 194 sono molte le defezioni, soprattutto nel sud delle Marche: ci sono donne che non trovano risposte nelle strutture sanitarie e nei consultori per portare avanti la propria quasi sempre dolorosa e difficile scelta di interrompere la gravidanza, perché nelle strutture ci sono medici obiettori, e sono così costrette ad un lungo e penoso "pellegrinaggio" per trovare chi non chiude loro la porta e, invece, garantisce un diritto.Tutto questo dà luogo ad una dinamica giudicante inaccettabile verso la donna che dovrebbe farci riflettere. Oggi le linee guida ministeriali danno la possibilità di utilizzo della pillola abortiva RU486 e permettere che questa venga correttamente distribuita dai consultori è un preciso dovere che anche la Regione Marche ha nei confronti delle donne; la distribuzione stessa viene eseguita con protocolli precisi a salvaguardia della salute e della consapevolezza delle donne, con distinguo tra maggiorenni e minorenni. Per la comunità non ci sono vantaggi ne' sanitari ne' economici nell’inibire l'utilizzo della pillola abortiva. Emerge quindi anche da questo come il mancato rispetto del Governo Regionale della legge e delle linee guida scaturisca da ragioni di carattere morale che mettono in dubbio il principio della laicità del nostro Stato di Diritto, sancito dalla Costituzione.
Fa poi sorridere, se non fosse deficienza così grave, il fatto che si indichi l'inibizione del diritto all’interruzione di gravidanza come legato alla possibilità di aumentare la natalità. E sono ancora più sconcertanti le valutazioni di un Consigliere Regionale che, rievocando memorie di epoca fascista e ricordi di regimi totalitari, sostiene di dover favorire l’aumento della natalità della “razza” bianca, immaginando che la denatalità degli italiani sia legata alla distribuzione della RU486. Mettere al mondo dei figli e creare una famiglia sono scelte di vita (di capitale importanza e non certo per imposizione dello Stato) che comportano dei requisiti di stabilità minima e condizioni specifiche. Uno Stato o un Governo territoriale che vogliano incrementare la natalità non possono che porsi al fianco di questi cittadini e cittadine che hanno il desiderio di crearsi tale famiglia ed accompagnarli nella costruzione del futuro, verso una maternità e paternità responsabile, dotandosi di strumenti per sostenerli che vanno da adeguati servizi territoriali per l'infanzia e per le famiglie ai congedi parentali sia per gli uomini che per le donne, da maggiori tutele sui contratti lavorativi per le donne al miglioramento della rete dei servizi per l'accesso al credito e così via. In poche parole si tratta di puntare al miglioramento del welfare state in un'ottica di piene e vere pari opportunità.
Ci troviamo di fronte al solito gioco demagogico: questa destra non lotta per garantire diritti a qualcuno ma conduce le proprie battaglie per toglierne a qualcun altro.