Politica

venerdì 01 dicembre 2023

Nuova legge urbanistica, Biacani e Vitri: "Per cittadini, professionisti e imprese sarà tutto più complicato"

Nuova legge urbanistica, Biacani e Vitri: "Per cittadini, professionisti e imprese sarà tutto più complicato"

di Ufficio Stampa Andrea Biancani

Il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge urbanistica, che ha cancellato il “Piano casa” sostituendolo con altre norme che renderanno quasi inapplicabile la possibilità di fare piccole modifiche e ampliamenti alle abitazioni. “Purtroppo a nulla sono serviti i quasi 400 emendamenti presentati, quasi tutti respinti, e 5 sedute di discussione in Aula, la maggioranza ha votato una legge che complica la vita di cittadini, tecnici e imprese, non contrasta affatto il consumo di suolo, commissaria i Comuni sulla pianificazione urbanistica e, probabilmente, aprirà numerosi contenziosi”, questo il primo commento del Vicepresidente del Consiglio regionale Andrea Biancani, da tempo critico sulla nuova normativa assieme alla Consigliera Micaela Vitri e al Gruppo PD. 

Biancani e Vitri sono preoccupati, in particolare, per le nuove procedure che cittadini e tecnici dovranno affrontare per piccoli ampliamenti della propria abitazione (ex Piano casa), interventi per i quali prima era sufficiente l’approvazione degli uffici tecnici del Comune. “Con la nuova normativa – spiega Biancani - la Regione rende tutto più complicato. 

Le modifiche più significative oltre a prevedere una riduzione dell’ampliamento massimo, che passa dal 40% al 20%, comportano, soprattutto, l’allungamento delle procedure di approvazione, l'aumento dei vincoli e dei pareri richiesti.  Il progetto, infatti, oltre al parere dei tecnici del Comune, dovrà addirittura essere votato dal Consiglio Comunale, che dovrà riconoscerne persino l’interesse pubblico. Praticamente una vera e propria variante urbanistica. Come se non bastasse, ogni Comune dovrà anche istituire una Commissione Paesaggio, la quale dovrà dare un parere vincolante se l’ampliamento è superiore al 10% del volume esistente o comunque a 100 metri cubi (circa 30mq). Inoltre, la norma molto probabilmente non sarà applicabile dal primo gennaio, in quanto sarà necessario un accordo tra Regione e Ministero della Cultura per stabilire le regole di applicazione nelle zone residenziali (zone B) e per definire su quali edifici è consentito l’ampliamento. In pratica non sappiamo se e quando alcune parti della legge diventeranno realmente esecutive”. 

“Questi ostacoli burocratici alla possibilità di fare piccoli ampliamenti alla propria abitazione, insieme ad altre norme della legge, sono state spacciate, dalla maggioranza, per misure che contrasteranno il consumo di suolo, portandolo a zero. Si tratta però di una incredibile falsità. La nuova legge infatti lascia invariate le cubature previste dagli attuali piani regolatori, non riducendo affatto la possibilità di edificare su nuovi lotti, e con le modifiche apportate in Aula è anche possibile continuare ad attuare varianti urbanistiche sostanziali per altri due anni. Pertanto, da domani, non cambia nulla rispetto alla situazione attuale che già prevedeva la possibilità di espansione di aree edificabili in zona agricola solo per i Comuni che hanno completato per almeno il 75% l’edificazione delle aree esistenti”.

“L’altro aspetto critico della legge – attaccano Biancani e Vitri - riguarda la pianificazione urbanistica che spetta ai vari enti pubblici. Da anni si è lavorato a tutti i livelli affinché fossero le Amministrazioni comunali, elette dai cittadini che abitano il territorio, a fare la pianificazione dello sviluppo urbanistico del proprio comune, ovviamente, purché rispettassero le norme nazionali, regionali e provinciali. La Regione, con questa legge, invece, torna indietro di trent’anni, “commissariando”, di fatto, i Comuni, con parerei vincolanti di ogni tipo, da parte delle Regione e soprattutto del Ministero della Cultura. 

Con questo atto, inoltre, la Regione si sostituisce alla Provincia per i pareri di conformità urbanistica, non riconoscendone il ruolo, le professionalità e senza tenere conto anche delle difficoltà logistiche per Comuni e professionisti.

Questi enti ad oggi non hanno nemmeno il personale sufficiente per poter rispondere nei tempi previsti, provocando inevitabilmente ritardi per i cittadini e disagi agli enti stessi. In pratica, un Comune per pianificare lo sviluppo del proprio territorio sarà controllato dalla Regione e dal Ministero, che avranno l’ultima parola su tutto. L’aspetto grottesco è che i pareri non saranno dati nella normale Conferenza dei servizi, che è lo strumento che si utilizza di solito in ambito pubblico e che prevede la partecipazione dei tecnici dei vari enti che controllano solo che le scelte siano tecnicamente conformi alle normative. 

La Regione ha appositamente inventato un ulteriore strumento di “copianificazione interistituzionale”, le CeVI, dove non partecipano solo i tecnici degli enti, ma possono partecipare anche i politici. Pertanto, il parere della Regione e del Ministero della Cultura non saranno più parerei tecnici sul rispetto o meno delle normative e dei piani di livello superiore ma potrebbero essere delle vere e proprie ingerenze politiche sulla pianificazione urbanistica. Un’esautorazione inaccettabile delle competenze fino ad ora esclusive dei Comuni, che allontana dai cittadini le scelte che riguardano il proprio territorio. Le CeVI non saranno solo lo strumento per copianificare i piani regolatori, ma anche per tutte le varianti sostanziali; con il Ministero e la Regione che avranno un parere vincolante sulla pianificazione e lo sviluppo dei territori, indipendentemente dalla volontà dei Comuni”.

“A complicare ulteriormente le cose – concludono Biancani e Vitri- c’è poi il fatto che, con questa legge, la Regione obbliga tutti i Comuni a rifare i piani regolatori, che saranno chiamati Piani Urbanistici Generali (PUG), entro 4 anni, ma non stanzia un euro per aiutarli a redigerli. Senza fondi regionali, tutti i Comuni, sia grandi che piccoli, saranno in grosse difficoltà nel redigere dei piani così importanti e complessi, non avendo né personale interno sufficiente né risorse per professionisti esterni. Prevedo che questa normativa, stando così le cose, subirà continui rinvii e per molti anni potrebbe perdurare una fase di continue deroghe che non daranno certezze a cittadini, professionisti e imprese, con il rischio di non vedere mai applicata gran parte della legge e aggravando ulteriormente il lavoro degli uffici delle Pubbliche Amministrazioni”. 

 

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