Politica
giovedì 03 dicembre 2020
"Se esistono le quote rosa è perché le donne spesso vengono penalizzate", Mengucci e Ceccarelli rispondono a Giulia Marchionni

di Ufficio Stampa / Marcello Ciamaglia
«Nessuno mette in discussione le competenze e le capacità necessarie per ricoprire incarichi politici ed amministrativi, ma se esistono “le quote rosa” è perché in molti contesti le donne vengono spesso penalizzate ed è difficile scardinare e contrastare gli stereotipi di genere» sottolineano in una nota congiunta Sara Mengucci, assessora alla Solidarietà e Giuliana Ceccarelli, assessora alla Crescita con delega alle Pari Opportunità.
«Negli ultimi anni è cresciuto il numero delle donne in politica, ma basta dare uno sguardo alla distribuzione delle cariche per vedere quanta strada c’è ancora da fare, in Italia e nel mondo. Nel nostro Paese le donne sono oltre il 50% della popolazione, ciononostante occupano meno di 1/3 delle cariche politiche nazionali e meno di 1/5 di quelle locali».
«A livello locale e regionale abbiamo lottato non poco per raggiungere la doppia preferenza e suona strano che, una volta raggiunto l’obiettivo, fra le donne candidate nei gruppi politici che ora governano le Marche non ci siano personalità capaci e competenti a ricoprire cariche di rappresentanza all’interno della Giunta. Pare di sentire un “brave, siamo felici che ci siate, ma adesso fate un passo indietro perché per diventare assessori ci vuole ben altro”».
«Per questo è necessario andare avanti e per farlo occorre, semplicemente, rispettare la legge» continuano Mengucci e Ceccarelli che ricordano «lo Statuto della Regione Marche, approvato 16 anni fa dal Consiglio regionale (il 4 dicembre 2004, n. 210), all’art.3, II comma recita: “La Regione valorizza la differenza di genere in ogni campo ed attività operando al fine di garantire condizioni di effettiva parità a donne e uomini. Le leggi regionali garantiscono parità di accesso a donne e uomini alle cariche elettive negli enti, negli organi e in tutti gli incarichi di nomina del Consiglio e della Giunta”. C’è poi la sentenza del Consiglio di Stato n.3670 del 21 giugno 2012 che ha ribadito che “per quanto riguarda l’individuazione dei componenti dell’esecutivo regionale, lo statuto, pur preservando in capo al Presidente il più ampio margine di scelta per permettergli di comporre la Giunta secondo le proprie valutazioni di natura politica e fiduciaria, prescrive che gli assessori siano nominati ‘nel pieno rispetto del principio di un’equilibrata presenza di uomini e donne”. E c’è la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.2 del 2019 che prevede “Misure per promuovere le pari opportunità e rafforzare il ruolo dei Comitati Unici di Garanzia nelle amministrazioni pubbliche”».
«Tutti concordano sul fatto che la nostra Regione e il nostro Paese hanno necessità delle competenze e delle capacità delle donne. E allora? Allora diciamolo apertamente che di donne competenti e politicamente preparate ce ne sono, anche nella nostra Regione. Nel diritto alla parità di genere si riflette il diritto di eguale partecipazione alla rappresentanza politica, in conformità con gli articoli 3 (Uguaglianza) e 51 (Pari Opportunità) della nostra Costituzione».
«La rappresentanza delle donne è un valore da difendere se non vogliamo rinnegare le lotte compiute negli ultimi decenni dalle nostre mamme e nonne. Le “quote rosa”, tanto stigmatizzate, sono un meccanismo che cerca di sviluppare un mondo migliore, che ha volontà di cambiare e che mira a ridurre la discriminazione di genere consentendo alle donne di sfondare il Glass ceiling, il “soffitto di vetro”, la barriera invisibile che impedisce alla donna di accedere ad incarichi prestigiosi e ai centri in cui si prendono le decisioni».