Politica
lunedì 09 settembre 2019
martedì 28 maggio 2024
di Ufficio Stampa Marco Lanzi candidato sindaco di Pesaro
Era maggio 2018. Davanti ad una platea di operatori economici, il sindaco uscente annunciò la costruzione di un ponte che avrebbe dovuto unire la ciclabile di viale Trieste con quella di Baia Flaminia.
Mostrò anche il rendering: una bella struttura bianca che si stagliava su un cielo limpido. Sono passati 6 anni e il progetto del ponte è ancora fermo in qualche cassetto del Comune. Sempre che ci sia almeno un progetto, oltre al rendering.
Perché l'amministrazione uscente ci ha abituati così, ci ha abituati all'annuncio di opere che il giorno dopo erano già dimenticate, esistenti il tempo di una uscita sui media.
E' successo così anche per tante iniziative, come il raduno annuale dei nati il 29 febbraio, in omaggio al compleanno di Rossini, annunciato nel 2019, senza che si sia mai svolta nemmeno una edizione. Oppure il raduno annuale di chi ha fatto il Car a Pesaro, che a sua volta non ha visto neanche la prima edizione.
Ma torniamo alle opere. Caso emblematico è la realizzazione della famosa Rambla, ossia l'interramento della statale per creare una passeggiata pedonale e ciclabile dal centro al mare, senza macchine. Soldi spesi per la progettazione, tanti. Auto spostate, zero. Ci era stato detto che si sarebbe fatto con gli oneri di urbanizzazione del privato acquirente dell'ex Bramante, che tra l'altro avrebbe trasformato l'ex scuola in un bellissimo edificio di lusso, rendendo largo Aldo Moro un perfetto esempio di riqualificazione urbana. Ogni tanto sbuca fuori il nome di qualche privato interessato, che fine poi faccia non si è ancora capito.
Peggio è andata all'ex tribunale di via San Francesco, che proprio quando sembrava giunto il suo momento di rinascita dopo anni e anni di rinvii, con gli operai già in cantiere, si è ritrovato con i sigilli a seguito di un contenzioso tra amministrazione e ditta appaltante. In questo caso, però, meglio per noi: questa interruzione ci consente di rimettere mano al progetto e realizzare nell'ex palazzo di giustizia un bel museo della città in cui ospitare, oltre che documenti storici e reperti archeologici locali, almeno una mostra di richiamo nazionale all'anno, seguendo l'esempio del San Domenico di Forlì, come indicato nel mio programma elettorale.
Tra le opere annunciate e rimaste sulla carta o sospese a metà ci sarebbero poi la realizzazione di un polo del food al San Domenico, la trasformazione dell'ex carcere minorile in un ostello per giovani. Ci sarebbe soprattutto la cittadella dello sport a Villa San Martino.
Insomma, l'elenco è lungo. D'altronde, se per ristrutturare il palazzetto dello sport di viale dei Partigiani ci si impiega 10 anni, con un costo di realizzazione che passa dagli iniziali 3.6 milioni e mezzo a quasi 11 milioni, non si può pretendere di avere nel frattempo le forze per dedicarsi ad altro. Basta saperlo, ed essere sinceri nel raccontarlo. Oppure basta organizzare diversamente l'ufficio Urbanistica, sede di qualificati dipendenti pubblici che andrebbero valorizzati e invece sono stati bypassati da altri, come mi hanno riferito geometri, ingegneri e architetti nell'incontro avuto con loro qualche giorno fa. Un'organizzazione dell'ufficio che ha generato malesseri interni, che si riflettono nella gestione delle pratiche e quindi nella produzione delle opere.
Riorganizzare l'ufficio Urbanistica, quindi, è fondamentale, dando il giusto merito a chi se lo merita. Poi, occorre stabilire una gerarchia di importanza delle opere da realizzare e concentrarsi sulle più importanti, per non disperse risorse e forze. Io, nel mio programma, mi impegno a pormi obiettivi realizzabili e ad esporli con chiarezza ed onestà. Questo vuol dire: primo, che iniziative meno d'impatto ma fondamentali per il corretto funzionamento della città come gli interventi di manutenzione non saranno trascurati per opere faraoniche meno utili; secondo, che le grandi opere saranno annunciate solo quando le condizioni tecniche ed economiche saranno state verificate ed avranno dato esito positivo. Senza trionfalismi, perché ciò che è stato fatto in piazzale della Libertà o via San Francesco ha un nome: rifacimento del manto stradale. Ben vengano, ma non possono essere spacciate per opere faraoniche.
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