Politica
martedì 22 settembre 2020
L'analisi della sconfitta

di Luca Petinari
La giornata di ieri ha segnato una pagina storica della politica marchigiana, con il centrodestra guidato da Francesco Acquaroli (49%) che va al governo dopo venticinque anni di opposizione.
Dall'altra parte, nel centrosinistra guidato da Maurizio Mangialardi (fermatosi al 37%), l'aria non era già buona da qualche settimana (se mai lo è stata) e ieri, già dalle prime proiezioni, sono iniziate le analisi di una sconfitta dalle tante sfaccettature e che porterà a una riflessione e chissà, forse a qualche cambiamento.
Il primo a riconoscere la debacle è stato il candidato Mangialardi, che ha commentato così: "Sapevamo che non sarebbe stato facile. La nostra regione è stata ferita troppe volte in un tempo brevissimo: la crisi economica globale, che ha colpito in particolar modo le piccole e medie imprese di cui è fatto il nostro tessuto, il terremoto e poi la pandemia".
Dritto al punto il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, promotore della prima ora della coalizione (mancata) con il M5S e sui quali fa cadere parte della responsabilità: "Purtroppo ha prevalso la voglia di cambiare e deleteria è stata la corsa solitaria dei #5stelle".
Più cinica invece il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli, critica verso le scelte fatte dal PD per queste regionali ma che in extremis ha poi appoggiato la candidatura di Mangialardi. Ieri, però, si è tolta qualche sassolino dalle scarpe: "Esigenza urgente di una radicale rigenerazione dell'intero campo progressista, per rimettersi in sintonia con i bisogni e le domande del Paese reale".
No pervenuto, ancora, un commento del governatore uscente Luca Ceriscioli. Il quale, nel frattempo, si è cancellato da Facebook.
Qui il commento del segretario regionale del PD Giovanni Gostoli.