Politica
venerdì 03 novembre 2023
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che introduce l'elezione diretta del premier

di Il Sole 24 Ore
Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge sulle riforme nel segno del premierato. Così come lo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale per i lavoratori autonomi. Via libera anche allo stato di emergenza per la Regione Toscana, a seguito dell’alluvione, e con la determinazione dell’esecutivo può avanzare ora formalmente la governance del Piano Mattei.
Meloni: basta giochi di palazzo, ora decidono cittadini
È una «riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici» o «passati sulla testa dei cittadini». L’altro obiettivo è «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo» con «stabilità». La sintesi è della premier Giorgia Meloni in conferenza stampa. Il testo «raccoglie i suggerimenti raccolti durante il confronto sia con la maggioranza sia con l’opposizione, sia con la società civile» e si auspica che il «provvedimento possa incontrare il più ampio consenso». Sulla riforma, aggiunge Meloni, «c’è stata un’interlocuzione con il presidente della Repubblica e con gli uffici, come avviene sempre con provvedimenti importanti di questo tipo». Il presidente del Consiglio eletto direttamente dai cittadini «dovrà rispettare sempre il programma di governo per il quale è stato eletto».
La riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier è dunque al D-day e si avvia verso la lunga maratona parlamentare. Nel frattempo si è continuato a limare il testo con la novità sostanziale - rispetto alle bozze circolate pochi giorni fa - che il capo dello Stato può incaricare un parlamentare candidato nella stessa coalizione del premier dimissionario o sfiduciato, ma solo una volta. Se fallisce anche il piano B, il presidente della Repubblica ne prende atto e scioglie le Camere. Un’aggiunta che, secondo i più critici, è un ulteriore colpo di accetta ai poteri del Quirinale. Oltre che rafforzare, implicitamente, il ruolo del premier subentrante: è lui che diventa cruciale per lo scioglimento del Parlamento, avendo in mano l’unica e ultima chance per la sopravvivenza del governo. «Io ero favorevole» alla soluzione “simul simul”, tornare subito alle urne in caso di sfiducia, puntualizza la premier sollecitata dai giornalisti a Palazzo Chigi. «Poi si è optato per una soluzione che consentisse in casi estremi di mantenere la possibilità di terminare la legislatura. Per me è una soluzione che va comunque bene, ma se il Parlamento volesse ragionare» della prima opzione «non troverebbe la mia opposizione».
Elezione del premier e premio di maggioranza
Sarà la legge elettorale che fisserà le modalità e i dettagli per la formazione della maggioranza a supporto del premier. Questa la sostituzione dell’articolo 92 della Costituzione: «Il Governo della Repubblica - si legge - è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri».
Il limite dei mandati del premier
Al di là delle polemiche e delle tensioni dentro e fuori la maggioranza, sul premierato potrebbe aprirsi un nuovo fronte: quello sul limite dei mandati del presidente del Consiglio. La proposta di legge, che porta la firma della ministra Elisabetta Casellati, specifica che il capo del governo viene eletto dai cittadini “per la durata di 5 anni”. Nient’altro. Non aggiunge se e per quanto tempo potrà restare ulteriormente a Palazzo Chigi. Una lacuna che è il governatore leghista Luca Zaia a evidenziare per primo. Proprio lui che è al terzo mandato e senza più chance di ricandidarsi in Veneto, perché la legge non lo consente, denuncia a Repubblica: «È anacronistico che il futuro premier eletto non abbia il limite del mandato, mentre governatori e sindaci sì». Un’anomalia che, seguendo il ragionamento di Zaia, stride con il modello del ’sindaco d’Italia’ spesso evocato da alcuni esponenti del centrodestra come riferimento della riforma. Un allarme che potrebbe trovare seguaci in altri amministratori a fine corsa, anche dello stesso schieramento di Zaia. Per ora a cavalcare l’sos (pur con un altro approccio) è il Pd. Il senatore Dario Parrini evidenzia la “gravità” della mancanza anche nel confronto con il resto d’Europa. E ricorda che «in tutti i 14 Paesi Ue, in cui vige l’elezione nazionale diretta di una persona, il limite dei due mandati esiste nella Costituzione».