Politica
lunedì 09 settembre 2019
martedì 14 gennaio 2020
di Massimiliano Amadori - Capogruppo PD
Nelle Marche lo sviluppo economico degli anni ‘60 e ‘70 è passato attraverso 11 “città”. L’area di Pesaro che comprendeva i 7 Comuni ed il capoluogo è una di queste “città”, e il piano di riordino territoriale della Regione Marche nel 2015 ha confermato questa dimensione. Le attività economiche si sono sviluppate seguendo le relazioni di una città reale che comprende la bassa Valle del Foglia e le colline circostanti. Sin dagli anni della ricostruzione le forze politiche alla testa dei Comuni che compongono questa “città” si sono in più occasioni posto il problema di governare la crescita superando le divisioni ed i confini. Nei primi anni ‘60 il Sindaco Giorgio De Sabbata ed il Vice Sindaco Giuseppe Righetti mettevano mano ad un piano regolatore intercomunale che localizzava le aree produttive della città alla Chiusa di Ginestreto fuori dei Confini del Comune di Pesaro. È quindi quasi mezzo secolo che con diversi strumenti ed alterne vicende si cerca di realizzare una politica che superi le divisioni ed i confini. L’allargamento dell’Unione dei Comuni di Pian del Bruscolo e la fusione che ha dato vita alla città di Vallefoglia sono gli ultimi due atti di questo processo. Vista in questa ottica la proposta di fusione tra Pesaro e Monteciccardo è un ulteriore passo per dare più forza a tutta la “città” e renderla più capace di affrontare i problemi della ripresa economica. I testi di urbanistica e di economia sostengono che la localizzazione delle imprese deriva dalla qualità urbana. Quindi mi chiedo: quale qualità urbana può offrire il Comune di Monteciccardo che per i servizi offerti ai cittadini è in grado di spendere la metà di quanto spende Pesaro? I pesaresi hanno tutto l’interesse che un’importante zona agricola e collinare della “città” offra ai cittadini ed agli imprenditori gli stessi servizi che sono offerti ai cittadini di Villa Fastiggi o di Novilara. Chi potrà mettere mano al recupero del Conventino di Monteciccardo? Come possiamo pagare i debiti che il Comune di Monteciccardo ha accumulato per la sua cronica mancanza di risorse? Siamo sicuri che sia utile lasciare un pezzo importante delle nostre colline all’incuria nonostante gli sforzi degli amministratori di quel Comune?Quale politica ambientale può realizzare un Comune privo di una struttura tecnica ed amministrativa adeguata? L’ordinamento della Repubblica ci offre lo strumento giuridico (la fusione) e le risorse finanziarie (il contributo decennale) per affrontare e risolvere il problema. Le stesse risorse che derivano dalle imposte e dalle tariffe di quella Comunità, una volta liberate dagli adempimenti burocratici che derivano dall’essere Comune, possono essere utilizzate a beneficio di tutti i cittadini. L’importante è che Monteciccardo non perda la sua specificità e la capacità di decidere delle scelte che la riguardano. A tal fine si è prevista la costituzione di un Municipio in grado di prendere tutte le decisioni che riguardano quella Comunità. A quanto ammontano i debiti? Come facciamo a restaurare il Conventino? Lasciamo che i ragionieri facciano i conti e gli ingegneri i progetti. Una volta tanto i fondi ci sono. Nel 2019 i Comuni marchigiani che derivano da fusione si sono presi 6,8 milioni di euro. Discutere va bene, ma riscuotere è meglio. Basta con le polemiche, diciamolo in maniera chiara: chi non voleva il referendum e ora diffonde fake news al fine di promuovere il No, non solo avrebbe voluto impedire ai cittadini di Monteciccardo di esprimersi democraticamente sul proprio futuro, ma è di fatto contro la città di Pesaro, perché teme che maggiore risorse contribuiscano ad accrescere il consenso della maggioranza e del Sindaco. Noi la politica la facciamo con le idee e misurandoci con l’elettorato, loro continuano con le cartebollate e la disinformazione.
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