Politica
lunedì 09 settembre 2019
martedì 24 gennaio 2023
di Ufficio Stampa
“La risposta in Aula dell’assessore non fa che confermare l’assenza di un nuovo studio di fattibilità e l’assenza di risorse per il ripristino”.
E’ la conclusione del Vicepresidente del Consiglio regionale Andrea Biancani (PD), dopo la risposta della Regione al suo quesito sulla riattivazione della tratta ferroviaria Fano-Urbino.
“I risultati del nuovo studio di fattibilità tecnico economica, commissionato nel 2019 dal Ministero ad Rfi, erano stati più volte annunciati, fino alla consegna ultima prevista nel maggio 2021 – ricorda Biancani – In realtà, come emerso dalla risposta, dopo quasi 4 anni lo studio non è ancora pronto, né ci sono date certe sulla disponibilità. Questo studio è costato al Ministero 1 milione di euro, al quale si è aggiunto un ulteriore investimento della Regione di 350mila euro per chiedere ad Rfi una verifica sul ripristino del traffico commerciale, oltre che quello turistico. Anche questa risposta, prevista entro giugno 2022, non è stata ancora fornita e aggiungo che la stessa immobilità si registra sul fronte delle risorse per l’eventuale riattivazione. Nel contratto di programma 2022-2026 tra Ministero ed Rete ferrovie Italia non sono infatti previsti fondi per la Fano-Urbino, così come non ci sono impegni nel bilancio regionale. Le uniche cifre citate dalla Regione sono di nuovo quelle destinate agli studi di fattibilità per la Fano-Urbino e per la Pergola-Fabriano. Nel frattempo la nuova Giunta ha cestinato il progetto della ciclabile lungo i binari, investendo in un tracciato più impattante e costoso”.
“Il precedente progetto – ribadisce Biancani – aveva un costo ridotto e necessitava di pochi espropri, senza togliere porzioni di proprietà ai privati. Eravamo arrivati ad un passo dalla svolta con un’idea sostenibile e di vera riqualificazione ambientale, una pista ciclo-pedonale compatibile con l’attivazione di un eventuale treno turistico, o con un mezzo elettrico in grado di collegare Fano con la sua vallata, fino al centro di Urbino”.
“Il rischio adesso – conclude il Vicepresidente - è ritrovarsi un’infrastruttura ferroviaria, lunga circa 50 chilometri e larga 8/10 metri, inutilizzata e abbandonata. Eppure basterebbe livellare con la ghiaia il tracciato, senza togliere i binari, per renderla in tempi brevi fruibile per turisti e cittadini. Resta la domanda legittima sulla ragione per cui a distanza di 4 anni Rete ferrovia Italia non abbia ancora portato a termine questi studi già finanziati da Ministero e Regione. Mi sorge il dubbio se i costi di riattivazione possano essere troppo elevati e se la stessa RFI non abbia alcun interesse alla riattivazione della linea ferroviaria”.
L’interrogazione è stata sottoscritta anche dalla consigliera regionale Micaela Vitri e dal Gruppo PD.
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