Politica
martedì 11 marzo 2025
Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg hanno perso 209 miliardi in Borsa da quando Trump è presidente

Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg erano in prima fila al giuramento di Donald Trump il 20 gennaio, pronti a scommettere sulle sue politiche e sul nuovo corso dell’economia americana. L’entusiasmo iniziale aveva spinto i mercati alle stelle, con l’indice S&P 500 che registrava record su record e le azioni delle principali aziende tecnologiche in forte rialzo. Tesla ha visto un’impennata del 98% nelle settimane successive alle elezioni, mentre LVMH di Bernard Arnault ha guadagnato il 7% prima dell’insediamento. Persino Meta, che nel 2021 aveva bandito Trump dalle sue piattaforme, ha registrato un incremento del 9% prima del nuovo mandato e un ulteriore 20% nelle prime quattro settimane di presidenza.
Tuttavia, le aspettative di una crescita senza freni sono state presto disattese. Il mercato ha cambiato rotta e, con l’inizio del nuovo mandato di Trump, l’S&P 500 ha perso il 6,4%, trascinando con sé le fortune dei grandi miliardari. Secondo il Bloomberg Billionaires Index, nelle sette settimane successive alle elezioni, Musk, Bezos, Zuckerberg, Sergey Brin e Bernard Arnault hanno visto il loro patrimonio complessivo ridursi di 209 miliardi di dollari. Il più colpito è stato Elon Musk, che ha perso 148 miliardi rispetto al suo picco di 486 miliardi registrato a dicembre, segnando la più grande flessione mai rilevata nell’indice Bloomberg. Anche Jeff Bezos ha subito un duro colpo, con una perdita di 29 miliardi a causa del crollo del 14% delle azioni Amazon, mentre Sergey Brin ha visto il suo patrimonio ridursi di 22 miliardi, complice la flessione del 7% di Alphabet, aggravata dalle pressioni del Dipartimento di Giustizia americano per la possibile vendita di Chrome.
L’ondata ribassista ha coinvolto anche Bernard Arnault e Mark Zuckerberg, seppur in misura più contenuta, con una riduzione delle loro ricchezze di circa 5 miliardi di dollari ciascuno. Complessivamente, le aziende legate ai magnati presenti all’inaugurazione hanno perso 1.400 miliardi di dollari di valore di mercato dal 17 gennaio, l’ultimo giorno di contrattazione prima del cosiddetto "Trump day".
L’euforia iniziale dei mercati, alimentata dalla speranza di politiche favorevoli alle imprese, si è dunque scontrata con una realtà più complessa. La volatilità dei listini ha dimostrato ancora una volta quanto l’economia globale sia influenzata da fattori imprevedibili, capaci di incidere perfino sulle fortune dei miliardari più potenti del pianeta.