Politica
lunedì 26 settembre 2022
Elezioni 2022: la pesante sconfitta del centrosinistra, uno dei risultati peggiori dal Dopoguerra

di Il Post
Alle elezioni politiche del 25 settembre il centrosinistra ha ottenuto circa il 26,3 per cento dei voti, poco più di un quarto del totale, e il Partito Democratico ha preso poco più del 19%. È un risultato di poco superiore a quello del 2018, ritenuto la sconfitta peggiore della sua storia, e inferiore rispetto a quello previsto dai sondaggi all’inizio della campagna elettorale. La leadership del segretario Enrico Letta appare fortemente a rischio, e mentre si ipotizzano le sue dimissioni e si parla del prossimo congresso gli elementi che testimoniano le dimensioni della sconfitta della coalizione sono diversi.
In un certo senso infatti stavolta è andata ancora peggio rispetto al 2018, già commentato come un risultato terribile e associato al declino della popolarità dell’allora segretario Matteo Renzi e alla forte espansione del Movimento 5 Stelle. In termini assoluti alla Camera il centrosinistra ha ottenuto 7 milioni di voti contro i circa 8,5 del 2018 (conteggiando anche Liberi e Uguali, che nel frattempo è stato riassorbito dal Partito Democratico), complice l’affluenza molto più bassa di queste elezioni. Secondo le ultime proiezioni eleggerà in Parlamento circa 120 fra deputati e senatori: mai così pochi, e non solo per il taglio del numero dei parlamentari. Nella scorsa legislatura il solo Partito Democratico ne aveva eletti 166.
Le possibili dimissioni di Letta dalla guida del partito sono uno dei principali argomenti del giorno dopo le elezioni, ma non sono ancora arrivati commenti ufficiali dalla dirigenza del PD. L’unica dichiarazione ufficiale è stata affidata a Debora Serracchiani, che nelle prime ore della mattina di lunedì ha parlato di «giornata triste per il paese».
La coalizione sembra contare ormai su pochissimi territori in cui può dire di essere competitiva con la destra. Gli unici collegi plurinominali in cui è risultata prima, al momento, sono tre alla Camera – Torino città, poi un collegio in Emilia-Romagna e uno in Toscana – e i collegi uninominali in cui il proprio candidato o candidata è arrivato prima sono circa una decina su 200 totali. Il centrosinistra ha perso tra gli altri posti a Modena, dove all’uninominale alla Camera non è stato eletto il sindacalista Aboubakar Soumahoro in un collegio che era considerato di fatto “blindato”, cioè praticamente sicuro.