Politica
lunedì 09 settembre 2019
giovedì 03 aprile 2025
di Centrodestra Pesaro
“Nessuna dimissione spontanea del vicesindaco Daniele Vimini dalla presidenza della Fondazione Pescheria, ma una presa d'atto dell'illegittimità del suo ruolo sancito da ANAC e messa nero su bianco con la delibera 119 prodotta a seguito della nostra segnalazione. Un doppio ruolo illegittimo che getta ombre sulla gestione della Fondazione Pescheria che in questi anni ha gestito fiumi di denaro proveniente dal Comune di Pesaro e dai privati con Vimini nella funzione di controllore e controllato. Da lui nessun passo indietro spontaneo, ma la consapevolezza di essere stato per anni in totale violazione della legge in una posizione oggi riconosciuta non legittima, ma da sempre avvallata e difesa da tutta la struttura amministrativa, nonostante la palese inopportunità che non abbiamo mai mancato di segnalare. A questo si aggiunge la profonda mancanza di trasparenza di un ente in cui non sono mai stati resi accessibili documenti e costi”.
I consiglieri di centrodestra di Pesaro - Daniele Malandrino, Michele Redaelli, Serena Boresta, Cristina Canciani, Giovanni Corsini (Fratelli d’Italia); Mauro Marinucci, Giovanni Dallasta, Antonio Bartolomei (Forza Italia); Marco Lanzi, Giulia Marchionni (Pesaro Svolta) e Dario Andreolli (Lega) danno notizia della pubblicazione della delibera anac n. 119 nata a seguito di una segnalazione firmata dagli stessi consiglieri.
“Gli incarichi come quello ricoperto da Vimini erano inconferibili. Infatti, nella delibera si legge chiaramente che il RPCT dovrà:
“1. comunicare al soggetto cui è stato conferito l’incarico la causa di inconferibilità accertata da ANAC e la conseguente nullità dell’atto di conferimento dell’incarico e del relativo contratto e fornire ausilio all’ente nell’adozione dei provvedimenti conseguenti, comunicando riscontro all’Autorità nel termine di 45 giorni dal ricevimento del presente atto;
2. contestare la causa di inconferibilità ai sensi dei commi 1 e 2 dell’art. 18 del d.lgs. n. 39/2013.
Per ciò che concerne l’art. 18, si precisa che:
- il procedimento deve essere avviato nei confronti di tutti coloro che, alla data del conferimento dell’incarico, erano componenti dell’organo conferente, ivi inclusi i componenti medio tempore cessati dalla carica;
- il termine di tre mesi di cui all’art. 18, comma 2, del d.lgs. n. 39/2013 decorre dalla data di comunicazione del provvedimento conclusivo del procedimento instaurato dal RPCT nei confronti dei soggetti conferenti;
- i componenti dell’organo non possono per tre mesi conferire tutti gli incarichi di natura amministrativa di loro competenza ricadenti nell’ambito di applicazione del decreto n. 39/2013, così come definiti dall’art. 1, comma 2”.
“La determina Anac, a firma del Presidente, ha accertato aspetti cruciali della vicenda, ovvero la natura giuridica della fondazione che inequivocabilmente è da ritenersi un ente privato a controllo pubblico sia sotto il profilo funzionale sia dal punto di vista della governance - un tema questo sempre sottolineato dai consiglieri di centrodestra - e la inconferibilità dell’incarico al Presidente delle Fondazioni con conseguente nullità degli atti di conferimento e dei relativi contratti, la forma più grave di invalidità degli atti, a carattere insanabile, un dato questo che comporta conseguenze di rilievo anche sotto il profilo del danno erariale e che saranno oggetto di approfondimento.
Ci troviamo di fronte a una gestione condotta in posizione di illegittimità, con fondi pubblici e privati amministrati senza i dovuti controlli e in totale assenza di trasparenza. Nel presiedere le fondazioni Vimini non si è limitato ad un ruolo di rappresentanza – che sarebbe l’unica funzione consentita ad un politico in questi enti – ma ha gestito direttamente l’ente, richiedendo fondi, anticipi e saldi agli enti finanziatori. Un comportamento che l’Autorità Anticorruzione riconosce come “gestorio” e per questo sanzionato.
Oggi si pongono ulteriori dubbi e chiediamo dunque chiarezza e trasparenza: chi ha permesso questa violazione? Quali e quanti atti sono stati firmati in questo periodo di irregolarità? E soprattutto, quali conseguenze ci saranno per chi ha deliberatamente ignorato le normative in materia di incompatibilità?.
Siamo davanti ad un vero e proprio abuso che coinvolge il Sindaco attuale – che ha ereditato a scatola chiusa la gestione Ricci, senza preoccuparsi minimamente del contenuto e senza fare una critica – quello precedente, il Vicesindaco (attuale e precedente) e tutti i dirigenti che in questi anni hanno avallato, difeso e consentito le scelte supra legem volute dalla giunta targata PD-5S-VERDI che mal governa Pesaro”.
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