Politica

mercoledì 14 aprile 2021

Baiocchi: "Ma il PD che attacca Acquaroli è lo stesso che quando governava non ascoltava le istanze dei territori?"

Baiocchi: "Ma il PD che attacca Acquaroli è lo stesso che quando governava non ascoltava le istanze dei territori?"

di Nicola Baiocchi, consigliere regionale FdI

Il PD continua ad attaccare la Regione, ma non tutte le partite si disputano (e vincono) ad Ancona.

Ma il Partito Democratico che in queste ultime settimane continua ad attaccare la Giunta Acquaroli in maniera compulsiva, quasi ossessiva, è lo stesso che, durante gli ultimi anni di governo regionale, era così sordo rispetto alle istanze provenienti dai territori da far perdere la fiducia agli stessi suoi elettori, molti dei quali alle ultime elezioni regionali di settembre hanno espresso un voto all'insegna del cambiamento, scegliendo Acquaroli?

Il PD che oggi si dimostra così sensibile rispetto alla necessità, peraltro condivisibile, di dotare l’entroterra di punti vaccinali che evitino agli anziani di raggiungere Urbino, è lo stesso che negli ultimi anni ha contribuito a chiudere i piccoli ospedali delle stesse aree interne, smantellando di fatto il sistema sanitario pubblico e “dimenticandosi” di potenziare l’assistenza territoriale?

Fa piacere osservare che finalmente i dem abbiano iniziato a concepire la provincia di Pesaro e Urbino come un ambito omogeneo da salvaguardare in maniera integrata, dalla costa all’entroterra, da Pesaro e Fano sino a Lamoli e Pontericcioli, abbandonando certe logiche spartitorie in voga fino all’estate scorsa per le quali venivano privilegiate determinate aree a scapito di altre, elettoralmente meno incisive. Se avessero governato con la stessa attenzione e sollecitudine, oggi continuerebbero a guidare la Regione.

Tuttavia, questo retaggio clientelare è ancora così ben radicato in molti esponenti del centrosinistra che, di riflesso, sono portati a pensare che anche il centrodestra sia animato dalle stesse pulsioni divisive e distorsive.

Spiace deluderli, ma non è così: l’attuale governo regionale è impegnato a preservare e implementare il pluralismo delle Marche, che costituisce un autentico valore aggiunto, sia evitando di alimentare contrapposizioni inutili tra province, sia cercando di offrire ascolto, sostegno e risposte ai singoli territori. Risposte concrete, e non promesse al vento.

Sul fronte vaccinale, per esempio, la Regione coltiva l'ambizioso obiettivo di sviluppare una rete capillare dei punti di somministrazione: in altri termini, un centro vaccinale in ogni comune della nostra provincia e delle Marche, in aggiunta alle farmacie e ai centri attualmente operativi aperti di Pesaro, Fano e Urbino, oltre a quelli per soggetti fragili, come annunciato nei giorni scorsi dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini.

Sarà quello il momento in cui la campagna vaccinale assumerà i connotati di massa, con il raggiungimento del traguardo delle 500 mila inoculazioni giornalieri su scala nazionale e di 15 mila (oggi siamo tra le 9 e le 11 mila) nella nostra regione.

La capillarità della rete dei punti vaccinali, però, è strettamente correlata al numero di dosi consegnate, la cui puntualità non dipende dalla Regione: se il piano di consegne previsto da qui a maggio sarà rispettato, tutti i centri vaccinali comunali potranno operare, altrimenti resterebbero solo sulla carta: annunci, appunto.

I prossimi giorni saranno determinanti per capire se il piano vaccinale presentato (e aggiornato) dal commissario Figliuolo potrà essere rispettato, arrivando così a immunizzare il 70% della popolazione entro fine settembre: una settimana, quindi, decisiva anche per la nostra Regione.

Speriamo che il PD capisca che il successo di certe partite fondamentali per la comunità marchigiana, come quella vaccinale, purtroppo, non dipende esclusivamente da Ancona, ma da Roma, Bruxelles e gli Usa.

A questo punto, dopo aver interpellato il generale Figliuolo per chiedere ciò che la Regione aveva in realtà già annunciato e avere ottenuto risposta “in soli due giorni”,  la consigliera dem Vitri potrebbe scrivere anche alle Big Pharma per accusarle dei ritardi nelle forniture delle dosi, che finiscono per penalizzare anche le Marche, e per sollecitarle a rispettare gli accordi contrattuali.

Chissà che non ascoltino più lei del premier Mario Draghi e della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, rispondendole “in un sol giorno". L’Italia intera gliene sarebbe grata.

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