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sabato 24 maggio 2025

Acquaroli: "Il campanilismo è il limite più grande delle Marche, basta divisioni territoriali"

Acquaroli: "Il campanilismo è il limite più grande delle Marche, basta divisioni territoriali"

“Il più grande limite delle Marche è il campanilismo”.

Con queste parole, il presidente della Regione Francesco Acquaroli ha aperto il suo intervento al teatro Filarmonici di Ascoli Piceno, in occasione dell’assemblea elettiva della Cna. 

Un discorso improntato sulla necessità di superare le storiche frammentazioni municipali per costruire una visione condivisa e competitiva del territorio.

Acquaroli ha tracciato un confronto diretto con altre regioni italiane: “Nel Veneto e in Emilia-Romagna ho visto quanto conti l’orgoglio di appartenenza. Le Marche, invece, restano divise da rivalità locali che oggi non possiamo più permetterci. Serve una massa critica per essere competitivi in Italia e nel mondo”. 

Un messaggio chiaro, rivolto al tessuto imprenditoriale e istituzionale: meno divisioni e più coesione per contare nei mercati nazionali e internazionali.

Il presidente ha ricordato le difficoltà ereditate all’inizio del mandato: “Una terra in transizione, colpita dal fallimento di Banca Marche, dalla cessione di Indesit, dal sisma, dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino.”

Nonostante tutto, ha sottolineato i progressi compiuti: “Abbiamo investito oltre 90 milioni di euro in accesso al credito, incentivato innovazione, ricerca, internazionalizzazione, sostenuto università e startup. Oggi il PIL cresce più della media del Centro Italia e l’export è salito a doppia cifra rispetto al 2019”.

Un passaggio centrale è stato dedicato all’attrattività del territorio: “L’arrivo di un grande player della logistica ad Ancona, vicino all’interporto di Jesi, è la prova che le Marche possono attrarre investimenti globali. Ma per farlo servono infrastrutture moderne: porti, ferrovie, strade. La Pedemontana, che parte ora con 50 anni di ritardo, è solo l’inizio. Non ci si può più chiedere a cosa servano le strade: servono a dare un futuro ai territori dimenticati”.

Un intervento forte e diretto, che chiama il territorio a un cambio di passo, mettendo da parte le rivalità locali per costruire un’identità marchigiana più solida e capace di guardare lontano.

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