Politica
giovedì 15 maggio 2025
Accoglienza migranti, l'allarme di Pandolfi: "Lo Stato prima li accoglie poi li mette in strada"

Un “buco normativo” che rischia di trasformare rifugiati appena riconosciuti in senza fissa dimora, scaricando la gestione dell’emergenza sociale ed economica sui Comuni.
A lanciare l’allarme è Luca Pandolfi, assessore alle Politiche sociali, che denuncia con forza le criticità legate alla nuova interpretazione del decreto legislativo n. 142 del 2015, norma che regola l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale.
«Siamo di fronte a una falla del sistema legislativo che mette al bando l’inclusione e lede i diritti civili - dichiara Pandolfi -. Dopo il riconoscimento dello status di rifugiato, queste persone vengono allontanate dai centri di accoglienza (Cas) senza però poter accedere subito al Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai), la cosiddetta seconda accoglienza. Il risultato è che, in molti casi, finiscono per strada senza casa, mezzi, riferimenti sociali o sanitari».
Secondo l’assessore, a dieci anni dall’entrata in vigore del decreto attuativo della direttiva europea 2013/33/UE, il Ministero dell’Interno avrebbe cambiato linea operativa: «Ai titolari dei Cas viene ora imposto di interrompere l’accoglienza nel momento stesso in cui viene notificato il riconoscimento della protezione internazionale – spiega –. Ma questo non coincide con l’inserimento immediato nei progetti Sai, che richiedono settimane di attesa per via di ritardi burocratici e di un’organizzazione nazionale carente».
Il rischio, denuncia Pandolfi, è quello di creare nuove emergenze sociali nei territori, compromettendo la continuità tra accoglienza e integrazione: «Parliamo di persone che lo Stato ha riconosciuto come aventi diritto a vivere in Italia, ma che ora rischiano di essere sfrattate all’improvviso, senza alcuna rete di sostegno. È inaccettabile, e mina la sicurezza non solo del rifugiato, ma dell’intera comunità».
Il problema, spiega ancora l’assessore, non è solo di natura umanitaria, ma anche amministrativa e politica: «Siamo di fronte all’assenza di una regia nazionale. Il Governo scarica sui Comuni la gestione di una crisi che deriva da un sistema mal progettato. Le amministrazioni locali, già sotto pressione per i continui tagli ai trasferimenti statali, non possono essere lasciate sole ad affrontare queste situazioni».
Infine, Pandolfi rivolge un appello a tutte le istituzioni e forze politiche, a partire dall’Anci, affinché intervengano presso il Ministero per segnalare le conseguenze concrete di questo cambio di interpretazione normativa.
«Serve un progetto nazionale serio e coerente sull’accoglienza. Altrimenti - conclude - si rischia di alimentare marginalità, favorire l’illegalità e scaricare costi sociali ed economici sulle spalle dei Comuni e dei cittadini».