Cultura

mercoledì 21 maggio 2025

Urbino celebra Simone Cantarini: una mostra monografica a Palazzo Ducale fino al 12 ottobre

Urbino celebra Simone Cantarini: una mostra monografica a Palazzo Ducale fino al 12 ottobre

Un tributo atteso e doveroso a uno dei protagonisti più affascinanti del Seicento italiano. 

Inaugura giovedì 22 maggio a Palazzo Ducale di Urbino la mostra monografica “Simone Cantarini (1612-1648). Un giovane maestro tra Pesaro, Bologna e Roma”, visitabile fino al 12 ottobre 2025

L’esposizione è curata da Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, da Anna Maria Ambrosini Massari, docente all’Università di Urbino, e da Yuri Primarosa, storico dell’arte, ed è realizzata in collaborazione con le Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma.

Per la prima volta a Urbino, città che il giovane Cantarini frequentò, si propone un percorso interamente dedicato alla sua figura artistica e umana, con una selezione di 56 dipinti che ne documentano l’evoluzione stilistica e il talento moderno e indipendente. 

La mostra rappresenta anche l’occasione per celebrare l’ingresso nelle collezioni del Palazzo Ducale di numerose opere dell’artista pesarese, grazie al deposito della collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e a due grandi pale provenienti dalla Pinacoteca di Brera, parte del progetto “100 opere tornano a casa”.

Il percorso espositivo include capolavori come La Madonna della rosa (da collezione privata), San Giacomo in gloria (dal Museo di Rimini), Amore disarmato dalle ninfe, Il giudizio di Paride (della Cassa di Risparmio di Pesaro) e molte altre opere di straordinaria qualità, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.

La mostra mira a restituire a Simone Cantarini, noto anche come il Pesarese, il giusto riconoscimento nel panorama artistico italiano, colmando un divario tra l’alta considerazione internazionale della sua opera e la relativa sottovalutazione in patria. 

A Urbino si confida che questo evento possa rappresentare un punto di svolta nella riscoperta di un grande maestro del barocco, tra rigore bolognese e lirismo tutto marchigiano.

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