Cultura

martedì 09 febbraio 2021

Tempi duri per i sognatori

Tempi duri per i sognatori

di Luca Petinari

Il testo che segue è un estratto dal libricino all'interno di Oceano Adriatico, compilation che celebra vent'anni di musica indipendente pesarese, dedicata ad Andrea Guagneli e Mirko Bertuccioli.

Se sono tempi duri per i sognatori, bisogna sognare di più: piegare il tempo oltre quello che ci impone la realtà. Andare oltre le percezioni, fino a trovare il proprio spazio felice, che sia fisico o mentale. È ciò che hanno fatto i Brothers In Law nella loro fulminea cavalcata sulle onde del dream pop nazionale e internazionale, tracciando le visioni eteree lanciate dai Be Forest.

I Brothers In Law nascono nel 2011 come duo, composto da Giacomo Stolzini (voce, chitarra) e Nicola Lampredi (già Be Forest, alla chitarra), accompagnato da una drum machine. Il suono del loro primo, omonimo EP (2011, Tannen Records) ha a che fare con una dimensione del sogno piuttosto tormentata, fatta di suoni oscuri e distorti, alimentati anche dalla sintesi fredda e distaccata della drum machine.

È nel 2012, con l'ingresso di Andrea Guagneli in formazione alla batteria (suonata in piedi, come Bobby Gillespie nei Jesus & Mary Chain, come a lui piaceva ricordare) che l'ex duo ora trio inizia ad aprire il suo sound verso melodie che strizzano l'occhio al pop della C86 (compilation di culto realizzata da NME) ma anche agli echi e ai riverberi di band come Slowdive e Cocteau Twins.

L'inizio del decennio scorso era stato caratterizzato da un fortissimo revival musicale per quanto riguardava l'indie di matrice shoegaze e dream pop, spinto ancor di più dai successi di etichette come la Captured Tracks, alla quale i nostri sono devoti. Ed è qui che i Brothers In Law vanno a inserirsi con l'uscita del loro secondo EP, intitolato Gray Days e pubblicato dalla WWNBB. Grazie a questo lavoro, la band strappa il suo primo biglietto per far visita agli USA: direzione Austin, Texas, al SXSW, uno dei festival più importanti del panorama indipendente mondiale.

In un'intervista che feci a Guagno al tempo mi disse: “È successo tutto così velocemente che ci ha spiazzati un po'. [...] La vogliamo prendere anche come esperienza di vita, in America non ci si riesce ad andare così facilmente come in altri paesi... ed il SXSW è uno dei festival più importanti al mondo”.

Di lì a poco, il sogno dei Brothers In Law sarebbe diventato ancora più grande: infatti a gennaio 2013 uscì Hard Times For Dreamers (WWNBB), il loro album di debutto. Un sound affinato con mestizia, con riferimenti particolari che nascono dalla passione di chi li ha immaginati e suonati. “La ricerca è stato sempre l’aspetto più importante di tutto il lavoro artistico dei Brothers in Law”, ha detto Giacomo Stolzini. “Pesaro ha influito su tutto ciò che riguarda la produzione musicale, perché essendo piccola ci ha mantenuto concentrati su noi stessi non distraendoci con le mille iniziative della grande città”.

Hard Times For Dreamers ha portato i Brothers In Law sui palchi insieme ad artisti come Mac DeMarco e Slowdive. Nel mentre, si è aggiunto al basso Lorenzo Musto, con il quale hanno realizzato Raise (2016, WWNBB), il loro secondo album, con il quale hanno fatto tour negli USA e in Europa.

L'esperienza dei Brothers In Law si è conclusa nel 2017, silenziosamente, come il sonno che svanisce alle prime luci del mattino.

Ma a discapito delle assenze, certi sogni rimangono per sempre. Più forti di prima.

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