Cultura
lunedì 15 luglio 2019
Siamo stati ad Animavì per scoprire cosa fosse il cinema d'animazione poetica

di Luca Petinari
Parto subito con una premessa e con una confessione. La premessa è che come staff di Primo - io e Mattia - siamo stati chiamati ad Animavì per curare alcuni contenuti del Fuori Festival tra cui alcune interviste che raccontassero lo spirito di quei giorni (trovate tutto nella nostra sezione TV o sulla pagina FB), pretesto per il quale abbiamo vissuto Pergola e l'evento da vicino e da una posizione quasi privilegiata. La confessione, almeno personale, è che di cinema ne ho visto ben poco, complice un'irrefrenabile tentazione nel farmi distrarre dal contesto più che dal contenuto; e che soprattutto devo ammettere una socratica ignoranza in materia di cinema d'animazione poetica - so di non sapere.
In virtù di ciò e per onestà intellettuale, ciò che seguirà non sarà un resoconto accademico del festival, ma una sorta di diario di bordo, appunti sparsi di quello che è stato Animavì dal mio punto di vista. Non ho ancora capito cosa sia il cinema d'animazione poetica - e mi rincuora il fatto che molti ragazzi dello staff mi abbiano detto che non va capito ma vissuto -, ma ho trovato diversi motivi per tornare a Pergola e scoprirlo.
- I bar di Pergola, uno spaccato di Italia che resiste
- La gente di Pergola, personaggi che su un palco di teatro intratterrebbero il pubblico per ore con i loro racconti
- Il dialetto pergolese, il suono della genuinità
- Il pochissimo traffico, la tanta gente a piedi
- La disponibilità delle persone in qualsiasi ambito, in qualsiasi situazione
- L'area del Fuori Festival, che è un po' la zona relax dei miei sogni
- Casa Godio, che è un po' l'area eventi dei miei sogni
- Zero umidità, il fresco della sera
- La possibilità di vedere da vicino ospiti illustri: un giorno racconterò di aver visto Mimmo Cuticchio
Foto dalla pagina FB di Animavì
- Lello, il barista del Fuori Festival, che sono sicuro di averlo già visto da qualche parte ma la sua simpatia mi distraeva la memoria
- "Vo' sit du matti! Du matti sit!"
- Parlare di oroscopo e segni zodiacali con i ragazzi dello staff
- Heidi che dice di averci già conosciuti ma è praticamente impossibile perché è di Palermo e vive a Milano
- Istigare i volontari a una gara di views nelle loro video-interviste
- Le shure: Shanti ed Ema, due giovanissimi dello staff con i quali abbiamo riso e scherzato da subito
- L'Anfiteatro Romano di Castelleone di Suasa, che all'imbrunire si è riempito di persone, parole, musica
- La sera al Fuori Festival a chiacchierare al tavolo con Maria Antonietta
- Le facce dei cittadini di Pergola nel vedere gli ospiti del festival girare per le loro vie
- Casamavì, incredibilmente bella, incredibilmente di tutti
- "Daje Valerio! Forza Romaaaaa!"
- Silvano, autore di una mostra strepitosa su Wim Wenders, che abbiamo intervistato al primo giorno e non abbiamo il coraggio dirgli che i file del video sono venuti tutti male (se stai leggendo queste righe: scusa, Silvano)
- Il dispiacere di dover andare via nel momento in cui avevi preso le misure con il paese
- Non vedere l'ora che sia il prossimo anno per tornare
- Il sorriso di Mattia, la felicità nel vedere che Animavì è realtà
- Gli anziani di Pergola che fermano Simone per dirgli nuove parole in dialetto
- Il sorbetto di visciola, la scoperta culinaria dell'estate
- Il modo in cui Pergola si è adattata al festival
- Il sorriso dei signori anziani quando gli chiedi del festival
- La passione che ha invaso tutti i volontari di Animavì
- Sforare i buoni pasto col vino
- Il food pack con un panino diverso ogni sera
- Il vociare su che panino ci fosse da mangiare quella sera
- Dario Brunori, che come Brunori Sas non mi fa impazzire, ma come persona è deliziosamente onesta e simpatica
- Sedersi a tavola, condividere spazi, opinioni, cibo, bicchieri, parole con persone conosciute da cinque minuti
- Antonio, il tecnico del service video, persona splendida e grande scoperta del festival. Antonio ha lavorato per quasi venti estati anche a Pesaro ma lo abbiamo conosciuto ad Animavì. Non credo nel destino ma credo nel significato delle cose. E se lo abbiamo incontrato proprio a Pergola, qualcosa vuol dire
- Ombline, ragazza francese conosciuta a Casamavì, studentessa a Padova, ha imparato l'italiano in due mesi. Prova vivente di graziosità e dolcezza. Non ha Facebook, non ha Instagram, non ha social. Probabilmente non la rivedrò mai più, ma mi ricorderò per sempre di lei
- Colazione al Caffè del Corso, brioche e succo alla pera. I signori anziani sono nei tavolini fuori a leggere i giornali accanto a ospiti del festival e membri dello staff. Alla radio parte un pezzo di Battisti e di colpo il tempo sembra essersi fermato. Se non è poesia questa.
"Non sarà un'avventura, questo amore è fatto solo di poesia"
- Mattia, Simone, i ragazzi dello staff e i volontari: hanno fatto sentire due ragazzi di Pesaro come parte della grande famiglia di Animavì già dal primo secondo che abbiamo messo piede a Pergola. Si sono resi sempre disponibili, ci hanno coccolato, non ci hanno fatto mancare nulla, ci abbracciavano come parenti. Grazie
Foto dalla pagina FB di Animavì
Al prossimo anno, Animavì!
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