Cultura

giovedì 21 novembre 2019

Ma cos'è il 5G?

Ma cos'è il 5G?

di Luca Petinari

Sarà la rivoluzione tecnologica più grande del nostro tempo, cambierà il nostro stile di vita e le nostre abitudini - migliorandole. Dal frigorifero agli abiti, metterà in connessione e ad altissima velocità tanti dispositivi che fino ad oggi sono stati "passivi": ad oggi ce ne sono 6,4 miliardi, dal 2022 saranno 20,8. La sua economia nel mondo, si stima, entro il 2035 varrà 12 trilioni di dollari, mentre varrà un ricavo per gli operatori del 36% entro il 2026. Ci punta fortissimo l'Europa per recuperare il gap economico con USA e Asia. Parliamo del 5G.

Innanzitutto, cos'è il 5G? Si tratta della quinta generazione (5th Generation) dello standard per la trasmissione dati attraverso una rete di telefonia mobile. Praticamente l'evoluzione di ciò che erano l'1G, il 2G, il 3G e il 4G. Ma non è solo una nuova interfaccia radio, qui l'evoluzione sarà soprattutto virtuale, dunque reti wireless integrate e reti fisse in fibra.

Dunque le frequenze giocheranno, ancora, un ruolo fondamentale in questa rivoluzione che toccherà tutti i settori industriali e avrà un impatto fortissimo sull'economia. Infatti il 5G si appoggerà a frequenze fino a 6 GHz (il 4G arriva fino a 20 MHz). L'Europa si è già mobilitata per quanto riguarda la necessità di distribuire e assegnare le nuove frequenze agli operatori mobili con delle aste e con l'individuazione di "bande pioniere": le fasce 3.4-3.8GHz, i 24,5-27,5 GHz, ma anche la 700 MHz.

In particolare, in Italia, si dovrà provvedere a una manovra più ampia, poiché la 700 MHz è quella attualmente utilizzata dalle televisioni. E' già in atto un trasloco e una riorganizzazione delle frequenze, dalla quale poi si passerà a un'asta (già approvata dall'Antitrust e con il bene placido dell'Europa) che porterà nelle casse dello Stato 2,5 miliardi di Euro.

L'Italia, da questo punto di vista, è più avanti rispetto ad altre nazioni europee, essendo il primo paese ad avviare sperimentazioni con il 5G. Un'operazione voluta dal MISE che ha messo a disposizione alcune frequenze, che poi saranno messe all'asta, per test aperti a Tlc, università, centri di ricerca, per le aree metropolitane di Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera, che hanno partecipato a un band specifico per poter operare.

Ma il 5G, fa male alla salute? Questo è uno dei punti messi più in discussione, soprattutto in Italia, sui vantaggi dei questa rivoluzione. E proprio per questo si sta procedendo con i piedi di piombo, in modo da trovare una regolamentazione interna sui limiti elettromagnetici, poiché nel nostro paese sono già stringenti. Gli esperti gettano acqua sul fuoco: i rischi ci sono, ma sono bassi. Infatti le linee guida internazionali definiscono "possibile" il rischio cancerogeno su un elevato utilizzo dei cellulari, quindi a stretto contatto con la testa. E dicono anche che "possibile cancerogeno" è il livello più basso di rischio, ma anche che a rischi ci siamo già e da sempre esposti (si pensi al microonde).

E le nuove frequenze? Sempre gli esperti dell'Istituto superiore della sanità dicono che le nuove frequenze sono più elevate rispetto a quelle usate ora dai cellulari e serviranno tra l’altro a creare celle molto piccole e numerose nelle nostre città, ma questo significa anche che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle). Considerando poi che il 5G utilizzerà la frequenza 700 MHz delle televisioni, sulle quali non è mai emersa un'emergenza a rischio salute, gli allarmi si possono placare.

Il vero allarmismo può essere fatto sugli stringenti limiti elettromagnetici in Italia, i quali potrebbero ritardare il processo di inserimento del 5G, ostacolando le installazioni di antenne da parte degli operatori. "Le norme sulle emissioni rischiano di penalizzare fortemente lo sviluppo della nuova tecnologia in Italia. È davvero venuto il momento di rivederle, altrimenti la tecnologia da noi potrebbe essere meno diffusa e costare di più agli utenti”, dice Stefano da Empoli, presidente dell'Istituto per la Competitività (Icom).

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