Cultura

lunedì 25 novembre 2019

La violenza invisibile del patriarcato

La violenza invisibile del patriarcato

di Luca Petinari

C'è una natura dai colori forti e un'atmosfera di tempesta. Su queste immagini scorrono i titoli di testa a caratteri cubitali e di un rosso acceso di godardiana memoria. In sottofondo, dolci e malinconiche note di pianoforte accompagnano due voci che si inseguono: "Guida, aspettami!", "Euridice!". Guida ed Euridice sono due sorelle e sono le protagoniste del film di Karim Aïnouz, La vita invisibile di Eurídice Gusmão, ambientato nella Rio de Janeiro anni '50.

Il film non è solo un'ottima opera, figlia dell'adattamento dell’omonimo romanzo della scrittrice e giornalista brasiliana Martha Batalha, che narra le vicende di queste due sorelle separate nel destino, ma anche un'incredibile testimonianza di come il patriarcato sia una brutale violenza che le donne subiscono senza portarne, apparentemente, i segni.

Abbiamo Euridice, giovane talento musicale col sogno di entrare nel conservatorio di Vienna come pianista; e abbiamo Guida, due anni più grande della sorella, alla costante ricerca del vero amore. Le aspettative delle due vengono tradite dal volere degli uomini che le circondano.

Guida, tradita dal marinaio greco Yorgos, con il quale fugge in un'avventura amorosa, ma si vede costretta a tornare non appena rimasta incinta e abbandonata da quell'uomo che le aveva promesso amore eterno, rivelatosi truffaldino. Un ritorno a casa che vedrà il rifiuto di don Manoel, padre delle due sorelle, fortemente cattolico e conservatore, il quale non accetta l'idea di avere un figlio "bastardo" dalla figlia "puttana". Un rinnego che porterà Manoel e la moglie, sottomessa al volere del marito, a nascondere il ritorno di Guida tanto atteso da Euridice. Allo stesso modo, Guida viene convinta dal padre che Euridice si trovi a Vienna e sia diventata una pianista di fama. Un segreto che durerà una vita intera.

Euridice, in questo caso, non è l'unico tradimento che subisce dal padre, il quale le combina un matrimonio con Antenor, figlio dell'imprenditore che vende la farina a Manoel, panettiere di Rio. Un matrimonio figlio delle ambizioni del padre padrone, il quale guarda solo al profitto e non al volere della giovane donna, la quale conserverà due desideri per tutta la vita: quello di diventare pianista e quello di ritrovare la sorella Guida.

Due desideri che le verranno negati dal padre e dal marito: il primo, occultando la presenza della sorella; il secondo, rivendicando il suo ruolo di marito e padre (Euridice viene obbligata a rimanere incinta), in contrasto con il desiderio della giovane di diventare una pianista: lei è donna e madre, non altro. "Vuoi che diventi la donna di casa?", le urla Antenor quando scopre che Euridice ha partecipato di nascosto all'audizione del conservatorio di Rio e lo ha passato come prima in graduatoria.

Guida nel frattempo continua a scrivere delle lettere alla sorella, indirizzandole alla casa natale con la speranza che vengano spedite a Vienna. Queste lettere resteranno sempre occultate da Manoel ad Euridice, la quale nel frattempo ha ingaggiato un investigatore privato per ritrovare la sorella.

La negazione del desiderio è la costante del film ma anche il filo che unisce tutte le figure femminili presenti: Guida, priva della sua famiglia, trova rifugio da Filomena, dove insieme costruiranno un asilo. Filomena donerà tutto a Guida, anche la sua identità, pur di farle mantenere l'abitazione. Euridice invece troverà conforto in Zelia, la cui infertilità la priva del desiderio di maternità e sulla quale ha costruito una figura solida e di appoggio per la giovane.

Nel film ci sono donne - madri, figlie, sorelle, amiche - che vengono costantemente tradite da uomini - mariti, padri, amanti. Un tradimento che avviene sempre come affermazione del ruolo gerarchico dell'uomo sulla donna. Da questa fotografia, però, si evince un'idea di famiglia fondata sul sentimento d'amore e non sul legame di sangue. Un'idea che rompe gli schemi imposti dalla società e dal volere patriarcale.

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