Cultura
martedì 15 ottobre 2019
La nuova grafica del Carlino avvicina davvero il cartaceo al digitale?

di Luca Petinari
Chi questa mattina si è recato in edicola si sarà accorto sicuramente che qualcosa nella propria routine di cittadino (o forse sarebbe meglio dire utente?) è cambiato. Infatti Il Resto del Carlino ha investito, economicamente e non, su una nuova veste grafica, di netto taglio rispetto al passato. Potremmo considerarla la seconda grande rivoluzione del quotidiano bolognese a livello estetico dopo il passaggio a colori dal bianco e nero, in linea con le esigenze di ammodernamento. Questa operazione si pone sulla stessa linea.
"Che senso ha un giornale nell'era dei social?", ci domanda Michele Brambilla nella colonna editoriale in prima pagina nazionale, giustificando questa rivoluzione grafica, realizzata dall'agenzia Tomo Tomo di Milano. La risposta è data tramite un esempio: si parte da una data, il 7 gennaio 2015, giorno della strage nella redazione di Charlie Hebdo, dove in un primo momento sono i comuni cittadini a dare le prime informazioni su quello che era accaduto, postando sui social le foto e i video degli esecutori in fuga sui tetti, ripresi dai condomini circostanti. "Ma cosa avevano fatto? Chi avevano ucciso? E perché? Le vittime chi erano?", continua Brambilla invitandoci a riflettere sul chi ci potesse realmente informare sull'accaduto. La stampa, ovviamente. Chi, se non i giornalisti. Chi, se non chi ha la reputation per poterlo fare in maniera credibile.
Fatto questo preambolo, Brambilla ci dice che ancora oggi abbiamo bisogno dei giornali. Anche nell'era dei social. Per questo, il Carlino si rinnova graficamente. "Più chiara, più elegante, più in linea con i nostri tempi". Già. Ma è l'abito a fare il monaco? Entriamo nel merito.
Brambilla non dice nulla di sbagliato a livello teorico: oggi non solo abbiamo bisogno di testate con la reputation credibile, ma ne abbiamo la necessità. Ma è la forma a darci anche la sostanza di quella che oggi è e sta diventando l'informazione? Vero, sempre citando Brambilla, oggi tramite la stampa si possono lanciare campagne di sensibilizzazione, e sempre la stampa "serve a rallentare in un mondo che ormai corre troppo veloce, e a fermarsi a riflettere". Ma una nuova grafica ci aiuta a soffermarci di più sulle notizie?
Inutile negare che la carta stampata stia vivendo una continua onda negativa nelle vendite, con le tirature che si stanno riducendo sempre di più. Complice tutto ciò è lo spostamento di paradigma e (meta)fisico dell'informazione su web e sui social. Nulla di nuovo, lo so. Ma cercare di avvicinare i due mondi (materiale/immateriale) con un'emulazione solo di facciata non è la soluzione. Il Carlino oggi si presenta con una nuova veste che sì, ricorda quella di una pagina di un quotidiano online, con un font molto simile a quello di Facebook. Ma le criticità, secondo il nostro modestissimo parere, operanti e fedeli al mondo del web, pur devoti al fascino del cartaceo, rimangono. E non basta un nuovo tappeto per nascondere la polvere, bisogna anche spazzarla.
Il cartaceo sta subendo l'immediatezza del web e non riesce a farne fronte. La riflessione di Brambilla non è sbagliata: senza giornalisti avremmo saputo poco e nulla di vittime ed esecutori di quel 7 gennaio 2015. Ma è anche vero che quel 7 gennaio stesso TV e quotidiani online avevano già dato tutte le notizie che i quotidiani cartacei, limitati fisiologicamente, avrebbero dato soltanto il giorno dopo. Da qui l'interesse sempre più crescente del pubblico/utenti verso l'immediatezza di internet contro la "lentezza" del cartaceo.
Badate bene, ciò che Brambilla dice sul fatto che sia un bene fermarsi a riflettere in un mondo che corre è sacrosanto. Ma in questo il cartaceo deve trovare il modo di risultare alternativo e più appetibile rispetto a ciò che ora svolge in maniera identica, più dinamica e più immediata il web. Investire graficamente serve? Assolutamente sì. Ma a tale rivoluzione deve seguire un salto di qualità anche nei contenuti: inchieste, approfondimenti, analisi, esclusive. La modalità longform (articoli che sviscerano argomenti particolarmente lunghi) sta abbandonando internet proprio perché in contrasto con il concetto di immediatezza, pur salvandone una percentuale. Una modalità della quale si dovrebbe appropriare il cartaceo per riuscire in quella nobile operazione di rallentare per fermarsi a riflettere, nell'invitare il cittadino/utente nel andare in edicola a comprare qualcosa che gli dirà di più rispetto a ciò che già è venuto a conoscenza scrollando l'home page di Facebook.
Anche i social dovrebbero giocare un ruolo importante per quanto riguarda la rivoluzione del cartaceo. Che riguarda tutti, il Carlino oggi ci ha offerto solo un assist per poterne parlare. I social sono quel collante che unisce e avvicina il mondo del cartaceo al mondo digitale. Un mondo, quest'ultimo, su cui la carta stampata dovrebbe fare un serio investimento, per creare più engagement e rimandare ad altro. Vi siete mai chiesti il perché Mentana sfrutta di più i social e ha addirittura aperto una testata online (Open)? Vi siete mai chiesti perché vengono realizzate continue maratone? Ecco. Internet è pieno di suggestioni e di informazioni che provengono dal basso e che possono essere elevate e sviscerate, anche sul cartaceo.
Una pagina di carta, anche con una nuova grafica, rimarrà una pagina di carta se non offrirà qualcosa di diverso. Una pagina di carta, però, può essere molto di più di una pagina di carta, se sopra avrà stampati contenuti che solo i giornali e solo i giornalisti possono offrire.