Cronaca

lunedì 07 novembre 2022

Il comandante della Humanity 1: "Lascerò il porto di Catania quando tutti i naufraghi saranno sbarcati"

Il comandante della Humanity 1: "Lascerò il porto di Catania quando tutti i naufraghi saranno sbarcati"

di Open

Joachim Ebeling ha 59 anni ed è il comandante della Humanity 1. Ieri ha annunciato che non lascerà il porto di Catania con i 35 naufraghi rimasti a bordo dopo lo sbarco di donne e bambini consentito dal ministero dell’Interno italiano: «Sarebbe contro le leggi». E mentre i legali della Ong tedesca preparano un ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio nei confronti del decreto interministeriale del governo Meloni, Ebeling spiega in un’intervista a Repubblica cosa ha intenzione di fare. Tedesco come Carola Rackete, esattamente come la capitana di Sea Watch oggi dice che sta «seguendo la legge del mare. Se andassi via adesso violerei una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali. Qui nel porto di Catania non sto facendo nulla di male». Intanto proprio stamattina quattro persone sono state evacuate dalla Rise Above. E il coportavoce di Europa verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli, è a Catania e sta entrando nel porto.

Il decreto interministeriale e la legge del mare

Il decreto interministeriale firmato da Piantedosi, Salvini e Crosetto vieta di fatto alla nave tedesca Humanity 1 di rimanere nelle acque territoriali italiane per un periodo più lungo del «necessario». Vale a dire solo per soccorrere persone fragili, donne e minori. Il provvedimento, come tutti quelli che riguardano i rapporti con le amministrazioni, è impugnabile davanti al Tar. Ma l’Ong ha annunciato anche che «avvierà un procedimento accelerato davanti al tribunale civile di Catania perché sia garantito il diritto dei richiedenti a bordo di Humanity 1 di accedere con urgenza a una procedura formale di asilo a terra. Sos Humanity richiede che tutti i 35 sopravvissuti possano sbarcare immediatamente dalla nave».

Ebeling spiega nel colloquio con Alessia Candito che «questa è una situazione inedita, che mai avrei immaginato e chiaramente mi mette a disagio. Siamo costretti ad assistere inermi alla violazione dei diritti fondamentali delle persone. E dobbiamo affrontare un governo che cerca di costringermi ad agire contro la legge e contro il mio dovere di capitano di portare la mia nave e chi è a bordo al sicuro».

Il diritto internazionale

Per Ebeling «lo sbarco dei naufraghi nel luogo sicuro più vicino è un obbligo. E il nuovo governo italiano non può cambiare il diritto internazionale del mare a proprio piacimento». Poi la promessa che sembra quasi una sfida: «Un’operazione di salvataggio si conclude quando tutti i naufraghi sono sbarcati in un luogo sicuro. Non andrò via da Catania fino a che non si realizzerà tutto questo». Mentre quello che sta accadendo è illegale perché «è una forma di respingimento collettivo. Come le persone già sbarcate, anche gli altri trentacinque rimasti a bordo sono in situazione di emergenza. Sono fuggiti dalla Libia dove vivevano in condizioni terribili e da allora hanno dovuto sopportare più di due settimane in mare».

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