Cronaca

martedì 08 aprile 2025

Giulia Cecchettin uccisa con 75 coltellate: per i giudici non fu crudeltà ma "inesperienza"

Giulia Cecchettin uccisa con 75 coltellate: per i giudici non fu crudeltà ma "inesperienza"

Non accettava la libertà e l’autonomia di Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata che l’11 novembre 2023 ha ucciso con 75 coltellate, ma quella di Filippo Turetta non può definirsi crudeltà: è "conseguenza della inesperienza e della inabilità", si legge nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Assise di Venezia lo ha condannato all’ergastolo il 3 dicembre scorso.

Il documento di 143 pagine, redatto dal giudice a latere Francesca Zancan, esclude l’aggravante della crudeltà e anche quella dello stalking. 

Riconosciuta invece l’aggravante della premeditazione, unita alla decisione di non concedere attenuanti, per l’efferatezza del gesto e per la "risolutezza dell’azione compiuta".

Il femminicidio della 22enne di Vigonovo – con il corpo gettato in un dirupo in Friuli – è stato, secondo i giudici, generato da "abietti motivi di arcaica sopraffazione", ossia "intolleranza per la libertà di autodeterminazione della giovane donna, di cui l’imputato non accettava l’autonomia, anche nelle più banali scelte di vita".

Sulla crudeltà, uno dei punti più controversi, la Corte afferma che il numero di coltellate non è da solo sufficiente a dimostrare un’intenzione di infliggere "sofferenze gratuite e aggiuntive". Turetta avrebbe continuato a colpire "fino a quando si è reso conto che Giulia non c’era più", dicendo in aula di essersi fermato quando ha colpito l’occhio della ragazza, perché "gli ha fatto troppa impressione".

Ciononostante, i giudici evidenziano la lucidità e razionalità di Turetta dopo l’omicidio: ha tentato di nascondere il cadavere, ha scelto con cura il luogo e ha agito in modo da "ritardarne il ritrovamento". 

È anche accusato di non aver detto tutto durante l’interrogatorio, come dimostrerebbero le intercettazioni in carcere.

Respinta infine anche l’aggravante dello stalking, poiché non si sarebbe verificato "in prossimità e a seguito del termine della relazione", e perché, secondo le testimonianze, Giulia non aveva mai manifestato disagio nei confronti dell’ex fidanzato, nemmeno al padre.

Secondo la ricostruzione dei giudici, l’aggressione è durata 20 minuti, durante i quali Giulia avrebbe avuto piena percezione dell’imminente morte. 

Una morte che resta simbolo di un dramma sociale e umano, pur nella cornice giuridica che ha escluso l'aggravante della crudeltà.

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