Cronaca

mercoledì 05 febbraio 2025

Extracomunitari pagavano importanti somme di denaro per ottenere soggiorno in Italia, 36 indagati

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Extracomunitari pagavano importanti somme di denaro per ottenere soggiorno in Italia, 36 indagati

di ANSA 

Gli extracomunitari erano disposti a versare importanti somme di denaro per ottenere un valido titolo d'ingresso o di soggiorno in Italia.

Fino a 7.000 euro che ogni lavoratore pagava.

Almeno 2.000 le pratiche al centro dell'inchiesta, 36 i destinatari delle misure cautelari.

Sono grandi i numeri dell'indagine della Procura di Salerno sul giro di richieste fittizie di nulla osta al lavoro.

Ma i fari, soprattutto della politica, si sono concentrati in particolare sul ruolo di Nicola Salvati (in foto), uno degli arrestati, residente a Poggiomarino, in provincia di Napoli, cittadina della quale è stato prima vice sindaco dal 2016 al 2020 per poi diventare consigliere di opposizione. 

Ma Salvati ricopriva anche l'incarico di tesoriere del PD, carica dalla quale lo ha rimosso ieri, non appena si è saputo dell'indagine, il commissario regionale del partito, Antonio Misiani. 

A sostituirlo oggi il tesoriere nazionale Michele Fina.

Salvati è diventato in poche ore oggetto di scontro tra maggioranza e opposizione con Meloni che ha sottolineato - pur senza citare direttamente l'ex tesoriere, ma parlando dell'inchiesta della Dda di Salerno - come la gestione dei flussi migratori sia terreno fertile per il crimine.

E' stato il boom delle domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari arrivato dalla Campania ad aver acceso i riflettori degli inquirenti e aperto la strada all'indagine.

L'associazione a delinquere, secondo quanto hanno spiegato i magistrati, avrebbe costituito, organizzato e alimentato una stabile struttura di persone e mezzi dedita all'ingresso o alla permanenza illegale di cittadini stranieri extracomunitari. 

E questo nell'ambito dei click days, cioè i giorni in cui possono essere presentate a livello nazionale le istanze, con la complicità di svariati professionisti ed intermediari nonchè di datori di lavoro compiacenti. 

A guidare l'organizzazione, spiegano gli inquirenti, l'ideatore e promotore del sodalizio, Raffaele Nappi.

Nicola Salvati e il padre Giovanni, secondo quanto si legge nelle oltre 300 pagine dell'ordinanza firmata dal gip di Salerno, Giovanni Rossi, nella loro veste di titolari di uno studio di commercialisti avrebbero avuto il compito di "formare o aggiustare la falsa documentazione necessaria per la presentazione e/o il buon esito delle istanze o comunque di fornire indicazioni al fine di farla 'correggere' ai datori di lavoro direttamente interessati, nonchè di predisporre false fatture".

Un espediente, secondo gli inquirenti, "strumentale all'artificioso aumento del volume d'affari propedeutico alla presentazione e finalizzazione delle istanze relative ai decreti flussi ed emersione, nonchè dell'autoriciclaggio delle somme di provenienza illecita". 

Le conversazioni intercettate fornirebbero il riscontro al "coinvolgimento stabile, duraturo e reiterato" dei Salvati nella vicenda.

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