Cronaca
lunedì 02 gennaio 2023
Crisanti si è dimesso, il virologo lascia l'Università di Padova per l'indagine della Procura sui tamponi rapidi

di ANSA
"A partire da oggi lascio l'Università di Padova".
Lo ha detto all'ANSA il sen. Andrea Crisanti, che all'Ateneo padovano ricopriva il ruolo di docente ordinario di microbiologia.
La decisione, ha proseguito Crisanti, è legata all'indagine sui tamponi rapidi della Procura di Padova, e alla diffusione di alcune intercettazioni telefoniche che lo riguardano. Senza voler entrare nel merito, Crisanti ha aggiunto di volere "essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda, visto anche - ha concluso - che vi sono molte intercettazioni che riguardano anche altri docenti dell'Università".
"Riteniamo necessario, doveroso, stabilire una serie di punti fermi a difesa di chi ha lottato con il Covid per lunghi anni, prendendo decisioni che anche i più autorevoli organi a livello nazionale e internazionale hanno decretato corrette, a tutela dei professionisti della sanità e del mondo accademico che li ha affiancati".
Inizia così la nota dettagliata, a firma Sanità Regione Veneto, in relazione allo scontro che vi sarebbe stato tra il Governatore Luca Zaia e l'allora direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'Università di Padova Andrea Crisanti in relazione all'attendibilità dei test rapidi antigenici, sui quali la Procura di Padova ha aperto una inchiesta indagando Roberto Rigoli, ex coordinatore delle Microbiologie del Veneto e Patrizia Simionato, ex dg di Azienda Zero.
"Lo facciamo dal punto di vista scientifico, senza entrare nel merito della comunicazione politica, ma dicendo con chiarezza che quanto espresso anche quest'oggi dal Senatore Crisanti non rappresenta la realtà delle cose" afferma il dottor Gianluigi Masullo, direttore generale (facente funzioni) della sanità regionale.
"La strategia della Regione del Veneto, tesa al perseguimento dell'obiettivo ultimo di prevenire il più possibile contagi, ricoveri e decessi, si è sempre fondata, fin dalle prime fasi dell'emergenza pandemica, su indicazioni tecnico-scientifiche di livello internazionale e nazionale - viene spiegato da Masullo - . Il cardine della strategia regionale è sempre stato l'individuazione precoce di tutti i possibili soggetti positivi al SARS-CoV-2, anche asintomatici, per l'adozione tempestiva delle misure di sanità pubblica, sentita la direttrice del Dipartimento di Prevenzione, la dott.ssa Francesca Russo". I vertici della sanità veneta ricordano "che nei periodi più critici della pandemia la massima capacità dei test molecolari era di 23 mila unità al giorno. A fronte di una richiesta di prestazioni che arrivava ad oltre 170 mila tamponi al giorno: considerati 30 mila ospiti case di riposo, 54 mila ai dipendenti della sanità, cui si aggiungevano tutti i ricoveri e gli accessi nei Pronto Soccorso. E, ovviamente, quelli richiesti dal resto dei cittadini veneti". "Prendendo ad esempio il 15 gennaio del 2022 sono stati effettuati 24.832 test molecolari e 164.189 test antigenici - continua il documento regionale - . Con un numero di positivi di 13.094 persone, la maggioranza dei quali emersi proprio dai test rapidi".