Cronaca
mercoledì 23 aprile 2025
Benedetto Ceraulo, il killer condannato per l'omicidio Gucci, spara al figlio e tenta il suicidio: è gravissimo

Ha cercato di ricominciare da capo dopo 28 anni dietro le sbarre per uno dei delitti più eclatanti degli anni ’90, l’omicidio di Maurizio Gucci, ma il passato di Benedetto Ceraulo è tornato a galla con un gesto estremo: ha sparato al figlio al culmine di un litigio e poi ha rivolto l’arma contro se stesso. Ora, a 63 anni, Ceraulo lotta tra la vita e la morte nel policlinico di Pisa, mentre il figlio, Gaetano, 37 anni, è ferito ma non in pericolo di vita.
È successo stamani in una casa isolata nelle campagne di Santa Maria a Monte, nel Pisano, dove l’uomo viveva da un paio d’anni. La lite, scoppiata forse per motivi familiari ancora da chiarire, è degenerata quando Ceraulo ha impugnato una pistola di piccolo calibro e ha fatto fuoco contro il figlio, ferendolo al volto. Gaetano è riuscito a fuggire in auto e a chiamare i soccorsi. Poco dopo, il padre ha tentato il suicidio.
Ceraulo, originario di Caltanissetta, aveva cercato un nuovo inizio coltivando la passione per la viticoltura, nata durante la detenzione nella colonia penale di Gorgona, dove aveva collaborato con il marchese Frescobaldi in un progetto agricolo per il reinserimento dei detenuti. Una volta libero, si era stabilito prima ad Acciaiolo e poi a Santa Maria a Monte, cercando di restare lontano dai riflettori.
Ma il suo nome resta legato indissolubilmente all’omicidio Gucci. Il 27 marzo 1995, a Milano, fu lui – secondo la giustizia italiana – a premere il grilletto, uccidendo l’imprenditore della moda con quattro colpi di pistola. Un omicidio su commissione, organizzato dall’ex moglie Patrizia Reggiani per motivi economici e passionali. Ceraulo si è sempre professato innocente, ma fu condannato in via definitiva a 28 anni, 11 mesi e 20 giorni.
Arrestato nel 1997, condannato inizialmente all’ergastolo, ha scontato la pena fino alla liberazione. Ora, dopo il drammatico epilogo della lite col figlio, è di nuovo al centro della cronaca, in condizioni disperate.