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lunedì 18 maggio 2020

Tra i volti dell'emergenza coronavirus ci sono i lavoratori precari e atipici

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Tra i volti dell'emergenza coronavirus ci sono i lavoratori precari e atipici

L’emergenza sanitaria Covid-19 mette in luce giorno dopo giorno la fase di incertezza economica e sociale penalizzando gravemente i lavoratori atipici e precari rappresentati da Nidil Cgil.

Valentina D’Addario, funzionaria di Nidil Pesaro Urbino, descrive così la situazione nella nostra provincia: “Gli atipici sono quei lavoratori che non hanno un comune contratto di lavoro da dipendenti dell’azienda per la quale lavorano, e sono  costretti a rincorrere certezze e stabilità.  Quando ottengono un contratto della durata di almeno quattro o più settimane possiamo parlare quasi di miracolo. 

I lavoratori somministrati, i parasubordinati, atipici e autonomi con il protrarsi dell’emergenza Covid-19 si destreggiano tra missioni lavorative di breve durata e attività di equilibristi tra più contratti di lavoro part-time contemporaneamente.

 Nella nostra provincia – aggiunge D’Addario -  c’è stato un aumento massiccio dell’uso della

somministrazione negli ultimi anni (abbiamo realtà aziendali dove la somministrazione ha un ruolo importante e decisivo nell’organico necessario alla produzione) e di quei lavoratori, ex interinali, che hanno missioni brevi e vivono senza alcuna garanzia di permanenza sul posto di lavoro. 

Negli ultimi due mesi sono state richieste, nel nostro territorio, circa 350 Tis (Trattamento di integrazione salariale) che hanno interessato circa 1.650 lavoratori in somministrazione.

Numeri considerevoli compresi nei circa 5.400 dell’intera regione Marche.

La preoccupazione maggiore, in questa fase, è la conservazione del posto di lavoro: nelle ultime settimane abbiamo riscontrato come un numero consistente di contratti di lavoro a termine non sia stato prorogato, un trend che sta diventando una regola: dal momento della scadenza del contratto si è fuori dal mondo del lavoro, si è disoccupati con l’ardua prospettiva di una ricollocazione.

I lavoratori in somministrazione nell’emergenza Covid-19 sono i primi a uscire dal luogo di lavoro, dall’organizzazione interna delle aziende perché non essendo stati assunti direttamente è più semplice e comodo ‘sbarazzarsene’ senza tanti problemi.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro autonomo e parasubordinato, in questo periodo d’emergenza sono emerse tante contraddizioni e problematiche connesse a questa tipologia di  lavoro senza diritti e garanzie.

 Sono praticamente esclusi da tutto e per loro non ci sono gli strumenti di tutela in caso di malattia, non ci sono ferie e soprattutto non c’è  possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali. 

Il sistema bonus messo in atto con il Decreto Cura Italia  non è stato sufficiente a tutelarli. Lo abbiamo gridato ad alta voce a partire dal livello nazionale e ci auguriamo che con il Decreto Rilancio, il Governo tenti almeno di tenere insieme molte delle richieste che abbiamo avanzato.  

Con l’uscita di quest’ultimo Decreto le Naspi in scadenza o scadute tra il primo marzo ed il trenta aprile saranno prorogate di due mesi. E’ solo una boccata di ossigeno che certamente non risolve il problema alla radice.

Ci sono ancora troppi esclusi dai sussidi e lacune da colmare che il Governo, in sede di conversione del decreto, dovrebbe sanare.

Il Decreto Rilancio rappresenta un passo importante, ma non è possibile limitarsi a manovre dettate dall’emergenza.  E’ invece indispensabile iniziare una seria e costruttiva discussione non solo su come vogliamo far ripartire il lavoro ma anche verso dove lo vogliamo portare, avendo come obiettivi la stabilizzazione dei precari e la garanzia di tutele per tutti”.

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