Attualità

domenica 17 maggio 2020

Papalini (Confindustria): "Il protocolo lavoro-sicurezza regionale non ci trova d'accordo, il nostro riferimento resta quello nazionale"

Papalini (Confindustria): "Il protocolo lavoro-sicurezza regionale non ci trova d'accordo, il nostro riferimento resta quello nazionale"

di Confindustria Marche Nord

Il protocollo “lavoro-sicurezza” siglato nei giorni  scorsi a  livello regionale  non ci  trova d’accordo, principalmente perché non spinge tanto sulle azioni di informazione e formazione a tutela dei lavoratori, ma ha assunto un taglio prevalentemente di controllo: ad esempio all’Asur viene attribuita una funzione di verifica e vigilanza piuttosto che di indirizzo e supporto alle imprese; un altro punto che desta molta preoccupazione è quello riferito alla citata piattaforma nella quale dovrebbero essere inseriti tutti i piani di sicurezza delle imprese che cita: “tale piattaforma, accessibile alle parti, dovrà raccogliere anche i Protocolli Aziendali Anticontagio che le imprese dovranno inviare … stabilite negli eventuali accordi sindacali di settore, contenenti le misure di prevenzione e di contenimento del virus da parte delle imprese e comunque oggetto di confronto con le rappresentanze sindacali presenti nei luoghi di lavoro e/o rappresentanze territoriali”.  

Ci lamentiamo quotidianamente, e soprattutto in questi mesi dove dovevano prevalere regole chiare e di immediata applicazione, dell’abbondante produzione di decreti e ordinanze con regole e norme che si modificano continuamente: tutte le associazioni datoriali, le rappresentanze sindacali, gli enti locali e la stessa Regione Marche hanno a più riprese auspicato una semplificazione a favore dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese.

La logica degli industriali marchigiani non cambia: il nostro riferimento resta il protocollo nazionale che sancisce il pieno accordo, davanti al governo, tra imprese e lavoratori soprattutto in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro. Se poi, a livello regionale si vuole creare una ‘buona pratica’ per favorire l’implementazione di aspetti maggiormente legati alla specificità del territorio, credo che si possa fare partendo dall’analisi dell’impatto del protocollo nazionale sul quotidiano. Il buon senso consiglia di avere elementi concreti sui quali avviare eventuali azioni di miglioramento: partiamo, andiamo a regime e nel frattempo valutiamo. Ci risulta difficile accettare un ulteriore obbligo dopo avere già consultato e sostenuto spese per professionisti, legali, ed esperti del settore sicurezza per l’adeguamento dei protocolli. In pratica, nella nostra valutazione, il protocollo regionale non renderà le aziende meno esposte al rischio contagio, ma sicuramente penalizzerà le imprese rispetto a quelle operanti in altre regioni, dove non esistono protocolli analoghi.  Confidiamo che la Regione possa condividere una strategia più efficace rispetto a quelli che potrebbero essere i nuovi bisogni, che oggi, con le aziende che lentamente riaprono, non si possono valutare a pieno;  auspichiamo, dunque, che il nostro contributo sia ancora possibile. Da parte di tutti gli imprenditori, sin da subito, c’è la massima disponibilità sul fronte del potenziamento delle attività di informazione e formazione dei lavoratori, soprattutto su nuovi comportamenti. Come pure le linee di supporto alle imprese indicate dai tavoli di cooperazione e coordinamento interistituzionale proposte dalle Prefetture provinciali.  


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