Attualità

venerdì 26 giugno 2020

La strage di Ustica, quarant'anni dopo

La strage di Ustica, quarant'anni dopo

Costanzo Ronchini era nato a San Costanzo nel 1946. Fin dalla giovane età si era trasferito a Fano insieme alla famiglia. Dopo essersi diplomato come perito meccanico era stato assunto allo stabilimento dell'allora Snamprogetti (oggi Saipem) che all’epoca era l’Azienda più importante per l’economia della nostra città. Appena sposato era diventato padre di un figlio maschio. La sera del 27 giugno 1980 si trovava sul volo IH870 partito da Bologna e diretto a Palermo. L'aereo apparteneva alla compagnia privata "Itavia" di proprietà dell'imprenditore anconetano Aldo Davanzali. Assieme a Costanzo Ronchini viaggiavano altri due dipendenti di Snamprogetti: Marco Volanti e Pier Paolo Ugolini. Una volta arrivati a Palermo, i tre tecnici avrebbero dovuto raggiungere in elicottero la nave semisommergibile "Castoro Sei" specializzata nella installazione di tubi sottomarini che si trovava nel mar Mediterraneo. All'epoca Snamprogetti era impegnata assieme ad Eni e Saipem nella costruzione del Gasdotto Transmediterraneo che parte dalla cittadina algerina di Hassi R'Mell, attraversa il Sahara e il Mar Mediterraneo, per poi giungere in Italia e terminare nel comune di Minerbio in Provincia di Bologna. La costruzione del gasdotto terminò nel 1983 ed è tutt'ora in funzione. 

Pier Paolo Ugolini veniva da Santa Maria del piano, località del comune di Montescudo-Montecolombo in Romagna. Anche lui era sposato con tre figli piccoli, due femmine e un maschio. 

Marco Volanti il più giovane dei tre, era riminese. Lavorava come geometra in Snamprogetti da appena sei mesi. Non aveva figli e i genitori sono recentemente scomparsi. 

Quando il volo IH870 si trovava in dirittura di atterraggio sopra la verticale dell'isola di Ustica scomparve dalle rilevazioni radar degli aeroporti di Ciampino e Punta Raisi. L'aereo Itavia esplose in volo; tutte le 81 persone a bordo (di cui 16 bambini) morirono nell'esplosione.

Da quel giorno sono passati quattro decenni. L'istruttoria penale del giudice Rosario Priore conclusa nel 1999, insieme ad altre sentenze della sezione civile della Corte di Cassazione (l'ultima è stata emessa il 25 marzo 2020), hanno stabilito la verità su quanto accadde quella sera: il volo IH870 venne abbattuto nell’ambito di un episodio di guerra aerea non dichiarata. Nel 1997, in risposta ad una lettera formale dell'allora Presidente del Consiglio Italiano Romano Prodi, la Nato fornì alla magistratura nostro paese il risultato dell'analisi di decodificazione effettuata su dati provenienti da diverse stazioni radar: Marsala, Poggio Ballone e Potenza Picena; stazioni italiane ma collegate al sistema di difesa dell'alleanza atlantica. 

Quella sera erano in volo almeno 15 velivoli militari, alcuni di essi britannici e statunitensi, ma non è stato possibile identificare 5 velivoli che ad oggi risultano ancora "sconosciuti". Nel 2007 l'ex presidente del consiglio all'epoca dei fatti Francesco Cossiga parlò apertamente di presunte responsabilità francesi per l'abbattimento del volo IH870. 

Oggi, dopo 40 anni, non sappiamo chi e perché ha potuto abbattere un aereo civile Italiano in tempo di pace. 

In questo quarantesimo anniversario riteniamo doveroso dedicare un pensiero alla memoria di lavoratori impiegati in uno degli stabilimenti più importanti del nostro territorio. Tre giovani uomini vittime innocenti assieme ad altre 78 persone di un episodio di guerra in tempo di pace. Ancora oggi lo stabilimento Snamprogetti/Saipem impiega mille dipendenti, tra cui giovani ingegneri provenienti da ogni parte d’Italia, cui si aggiungono duemila lavoratori dell’indotto. 

Costanzo, Pier Paolo e Marco sarebbero dovuti rientrare dalla loro trasferta lavorativa e tornare dalle loro famiglie, ma purtroppo non è stato possibile. 

Rivolgiamo un pensiero anche alla famiglia di Aldo Davanzali, in particolare a sua figlia Luisa. La loro impresa è stata un'esperienza originale per l'imprenditoria marchigiana e italiana dell'epoca. Operavano in un mercato che nel settore dei trasporti era dominato dall'egemonia statale e da imprese straniere. La tragedia di Ustica li vide come capro espiatorio per coprire le responsabilità dell'attentato. Si disse che l'aereo aveva subito un "cedimento strutturale" per mancata manutenzione, una tesi a dir poco bizzarra sostenuta in mala fede dall'aeronautica militare. Nel dicembre 1980 la compagnia Itavia fu costretta a chiudere. 

Per quanto tutto sopra esposto, il portavoce di In Comune Simone Uguccioni, su mandato del coordinamento, ha chiesto alla consigliera Carla Luzi di protocollare un Ordine del giorno con il quale chiedere al sindaco di Fano e alla giunta comunale di individuare un luogo idoneo per la posa di una targa alla memoria di Costanzo Ronchini, Pier Paolo Ugolini e Marco Volanti.

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