Attualità
venerdì 20 giugno 2025
In Italia lavorare non basta più: mentre i prezzi salgono i salari restano fermi (dal 2019 diminuiti di oltre il 10%)

Nel 2025 in Italia lavorare non basta più.
Non è per comprare casa, né per mettere da parte.
Spesso, nemmeno per arrivare a fine mese.
Il problema non è l’ozio, è l’aritmetica: mentre i prezzi salgono, i salari restano fermi.
Così l’Italia è diventata, nel silenzio, un Paese più caro e più povero allo stesso tempo.
Negli ultimi vent’anni il costo della vita è aumentato del 47%.
Una famiglia media spende oggi 2.728 euro al mese solo per l’essenziale: casa, spesa, trasporti.
Al Nord, la soglia sfiora i 3.000 euro.
A Milano un bilocale può superare l’intero stipendio mensile.
A Bologna, in tre anni, gli affitti sono cresciuti del 40%.
Roma non è da meno.
Intanto, l’inflazione si insinua ovunque: sulle bollette, nei supermercati, nei mutui.
Beni di prima necessità come il latte, la pasta o la corrente elettrica aumentano mese dopo mese.
Ma il paradosso più inquietante è che mentre tutto rincara, il potere d’acquisto degli italiani si restringe.
Secondo l’Istat, dal 2019 gli stipendi reali sono diminuiti di oltre il 10%.
Nello stesso periodo, Francia e Germania registrano aumenti a doppia cifra.
L’Italia è oggi l’unico Paese dell’Europa occidentale in cui si guadagna meno di vent’anni fa.
Il lavoro c’è, ma non basta.
Non è la disoccupazione il nodo: è il salario.
E allora si rinuncia, in silenzio, un po’ alla volta.
Prima ai viaggi, poi al ristorante, poi al dentista.
Le uscite diventano eccezioni, i desideri spese superflue.
Anche ciò che un tempo era normale oggi sembra un lusso.
Si vive in difesa, come in una lunga attesa.
Non è recessione, è un lento sgretolamento.
Eppure, se ne parla poco.
Perché l’Italia si è abituata al caro vita come a un vecchio dolore cronico: lo si sopporta, lo si ignora, lo si chiama normalità.