Attualità
mercoledì 19 novembre 2025
Imprese femminili nelle Marche: oltre 30mila attività guidate da donne tra crescita, innovazione e ostacoli
newsGiovani, istruite e sempre più motivate: è il profilo delle imprenditrici marchigiane, protagoniste di un sistema produttivo che cambia.
Nelle Marche le imprese guidate da donne sono 30.937, pari a quasi un’azienda su quattro.
Il commercio conta il maggior numero di realtà femminili con 6.900 attività, seguito dall’agricoltura con 5.861 imprese.
Nei servizi si registrano 3.996 attività, mentre la manifattura ne raccoglie 3.342.
A seguire figurano l’alloggio e ristorazione con 2.854 aziende, le attività immobiliari con 1.726, i servizi alle imprese con 1.249 e le professioni tecniche e scientifiche con 1.216.
Oltre l’80 per cento delle attività femminili è nata dopo il 2000 e una imprenditrice su quattro è laureata, un dato superiore alla media maschile (21 per cento).
L’età media resta però alta, pari a 55,8 anni.
Le presidenti di Donne Impresa Confartigianato Marche, Katia Sdrubolini, e di CNA Impresa Donna, Daniela Zepponi, sottolineano come le imprese femminili a maggior contenuto di conoscenza siano quasi raddoppiate nell’ultimo decennio: un segnale che evidenzia l’ingresso di un’imprenditoria orientata all’innovazione, capace di contribuire in maniera significativa alla trasformazione dell’economia regionale.
Le aziende femminili parlano sempre più lingue diverse: nelle Marche si contano 2.826 imprenditrici straniere, in prevalenza cinesi (626), seguite da rumene (341), albanesi (175) e marocchine (129).
Le imprese guidate da donne rappresentano inoltre un motore di inclusione lavorativa: il 54 per cento dei dipendenti è donna, contro il 39 per cento nelle aziende maschili.
Un ruolo che si riflette anche nelle politiche interne: il 28 per cento delle imprese femminili adotta misure di conciliazione vita-lavoro, contro il 21,6 per cento di quelle guidate da uomini.
Nonostante i progressi, restano però diversi ostacoli.
A cinque anni dall’avvio, solo il 67,5 per cento delle imprese femminili è ancora attivo, contro il 73,1 per cento delle realtà maschili.
Secondo Sdrubolini e Zepponi, la causa principale è la minore facilità di accesso al credito: tre imprese su quattro ricorrono a capitale proprio o familiare per avviare l’attività, una scelta che garantisce stabilità iniziale ma limita gli investimenti strutturali.
Soltanto il 37 per cento delle imprenditrici utilizza finanziamenti bancari.
A pesare sono anche carenze nei servizi sociali, la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, una burocrazia ancora troppo complessa e la scarsità di servizi educativi come gli asili nido.
Per Confartigianato e CNA servono più fiducia da parte del sistema finanziario, percorsi di credito più semplici, investimenti nel welfare territoriale e un piano strutturale che sostenga la crescita dell’imprenditoria femminile, già oggi elemento chiave per lo sviluppo della regione.