Attualità
venerdì 07 marzo 2025
Giornata della Donna, Trufelli (Confcommercio): "Part-time e ruoli apicali: gender gap eclatante"

di Ufficio Stampa Confcommercio Marche Nord
Tasso di occupazione femminile, divario retributivo di genere, livello di istruzione e partecipazione delle donne alle posizioni di vertice nel mondo del lavoro. Sono questi alcuni dei temi sui quali il direttore di Confcommercio Marche Nord Agnese Trufelli si sofferma in occasione della Giornata Internazionale della Donna che si celebra l’8 marzo.
Di tutto questo e non solo, ha parlato anche in occasione del consiglio comunale monotematico che si è tenuto questa mattina a Fossombrone, con la partecipazione degli istituti superiori. Trufelli, in particolare, ha sviluppato il punto all’ordine del giorno ‘Donna e lavoro’.
L’analisi parte dagli ultimi dati ufficiali disponibili: è occupato il 55% delle donne (76% uomini); disoccupato il 6,9% (4,9% uomini); inattivo il 17,8% (14,4% uomini).
Un altro aspetto molto importante è quello relativo ai contratti. Il 36,9% delle donne lo ha a tempo indeterminato (63,1% uomini); il 43,8% a termine (56,2%); il 27,9% part-time (8% uomini).
“E’ sempre fondamentale partire dai dati – spiega Trufelli - per stimolare una riflessione consapevole e seria che serva a sensibilizzare e ad orientare politiche pubbliche efficaci, volte a ridurre le disuguaglianze di genere e garantire alle donne pari opportunità in ogni ambito della vita sociale ed economica”.
Trufelli si sofferma sul part-time: “Nel 2023, il 31,8% delle donne occupate di età compresa tra 25 e 54 anni con figli nell’Ue era impegnata in un lavoro part time, contro il 20% delle donne occupate senza figli. Per gli uomini, invece, una percentuale inferiore di quelli con figli lavorava part time, il 5%, rispetto alle loro controparti senza figli: 7,3%. La differenza nel tasso di occupazione part-time tra donne con figli e uomini con figli di 26,8 punti percentuali; per uomini e donne senza figli, la differenza del 12,7 per cento”.
Il part-time è davvero volontario? Prosegue il direttore: “Le donne sono più spesso impiegate in lavori precari o part-time involontario e rappresentano la maggioranza di chi rinuncia a cercare un impiego per motivi familiari. Il tasso di inattività femminile, infatti, è al 42,3%, contro il 24,3% degli uomini.
Tre le cause del part-time: “La principale la conciliazione della vita privata e lavorativa, accudire figli o persone anziane-malate, per non doversi licenziare e diventare dipendenti economicamente. C’è poi chi lo sceglie per avere maggiore tempo per se stessi, coltivare interessi, per meno stress e maggiore qualità della vita, ma anche per finire gli studi. Infine c’è chi opta per il part-time per trovare un secondo lavoro, dove il primo non lo soddisfa appieno.
Poi c’è quel part time che viene chiesto e “concesso”, una “non scelta” che è ancora prevalentemente una “questione femminile”. Una alternativa a cui si ricorre per far fronte ai carichi di cura familiare per i quali non ci sono servizi adeguati, economici, affidabili, comodi da raggiungere. Le ricorrenti motivazioni del part time evidenziano quanto ancora le donne suppliscano alle carenze di un sistema che le considera il vero “welfare” del Paese. Il part time danneggia carriera, retribuzione e pensione: però significa anche poter restare nel mondo del lavoro. Le donne premono per ottenerlo perché avere un lavoro anche part time è sempre meglio che essere costretta a licenziarsi e diventare economicamente dipendente dal compagno o da altri familiari”.
Trufelli si sofferma, infine, sulle figure di quadri e dirigenti: “Nei contratti a tempo indeterminato il gender gap per queste figure è eclatante. Solo il 21% delle donne ha contratti da dirigente contro il 78,9% dei colleghi uomini. Il mondo delle cariche dirigenziali e manageriali è ancora prettamente maschile”.
Cosa si può fare? “Puntare alla trasparenza salariale; incentivare l’occupazione femminile; fornire soluzioni per bilanciare al meglio il lavoro e la vita privata; creare nuove competenze; abbracciare una cultura inclusiva, soprattutto legata al linguaggio e al rispetto”.