Attualità
martedì 24 giugno 2025
Fabriano, Beko chiude lo stabilimento di Melano per una settimana: operai in cassa integrazione

Ultima settimana intera di giugno con le serrande abbassate per lo stabilimento Beko Europe di Melano, a Fabriano (Ancona), dove si producono piani cottura a gas, elettrici e a induzione per il mercato EMEA.
La chiusura verticale, iniziata lunedì 23 giugno, durerà fino a venerdì 27 giugno incluso, con l’attivazione della cassa integrazione per i lavoratori.
Una decisione che si inserisce in un contesto già critico: la crisi del settore elettrodomestico, che dura da anni, continua a generare instabilità e a rendere incerta la ripresa produttiva.
A lanciare l’allarme sono ancora una volta i sindacati Fiom, Fim e Uilm, che chiedono l’attuazione concreta e urgente del piano industriale triennale, sottoscritto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit).
Investimenti promessi e ammortizzatori sociali
Il piano industriale prevede 62 milioni di euro di investimenti destinati all’innovazione di processo e prodotto, alla Ricerca e Sviluppo, all’efficienza energetica e all’installazione di impianti fotovoltaici.
Ma a oggi, secondo i sindacati, i tempi di attuazione appaiono ancora troppo lenti rispetto alla gravità della situazione.
Nel frattempo, il Mimit è chiamato a definire quale ammortizzatore sociale sarà adottato per fronteggiare i 64 esuberi tra gli operai dello stabilimento di Melano e fino a 207 esuberi nelle funzioni impiegatizie tra uffici centrali e centro R&S.
Accordo per evitare licenziamenti unilaterali
L’accordo tra azienda e sindacati esclude licenziamenti unilaterali: le uscite avverranno solo su base volontaria, con incentivi fino a 90mila euro, modulati in base all’età anagrafica dei lavoratori.
Inoltre, è stato previsto l’utilizzo del contratto di solidarietà fino al 31 dicembre 2027, e saranno attivati percorsi di prepensionamento fino a quattro anni.
Una strategia, questa, che punta a preservare i livelli occupazionali attraverso strumenti conservativi, come richiesto dalle sigle sindacali.
Tuttavia, il clima resta teso e la preoccupazione per il futuro occupazionale dell’area è alta, in attesa che alle promesse seguano fatti concreti.