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lunedì 14 luglio 2025

CNA: "Dazi USA al 30%, un colpo durissimo per l'export pesarese"

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CNA: "Dazi USA al 30%, un colpo durissimo per l'export pesarese"

Un dazio del 30% sulle merci esportate negli Stati Uniti potrebbe trasformarsi in una vera e propria crisi per l’economia della provincia di Pesaro e Urbino. 

L’allarme arriva dalla CNA provinciale, che sottolinea come il territorio sia il secondo nelle Marche per volume di esportazioni verso gli USA, con un peso del 27,7% sul totale regionale, preceduta solo da Ascoli Piceno (33,3%) e davanti ad Ancona (21,1%).

Nel 2024, secondo i dati Istat elaborati dal Centro Studi CNA Marche, l’export pesarese verso gli Stati Uniti ha superato i 376 milioni di euro, in calo rispetto ai 430 milioni del 2022. 

Il settore meccanico, che rappresenta il 36,8% del volume totale delle esportazioni verso gli USA, è passato da 81 a 58 milioni in soli due anni. 

Anche il comparto del mobile ha registrato una flessione, da 81 a 76 milioni di euro. 

Particolarmente significativo il dato sulla produzione di armi, voce principale dell’export provinciale verso gli USA, scesa da 130 a 96 milioni di euro, nonostante la crescita della domanda globale.

In controtendenza, le produzioni alimentari segnano un aumento, passando da 1,2 a 4,36 milioni di euro. 

Disastrosa invece la situazione del comparto vinicolo, precipitato da 4,5 milioni a soli 362mila euro.

Per il presidente della CNA di Pesaro e Urbino, Michele Matteucci, l’introduzione dei dazi al 30% sarebbe «insostenibile per il nostro sistema produttivo, con effetti devastanti sulle micro e piccole imprese che da sole coprono quasi un sesto dell’export verso gli USA». 

Matteucci sottolinea inoltre il peso dell’export indiretto e gli effetti della debolezza del dollaro, che si sommano all’incertezza delle politiche commerciali statunitensi.

Anche il segretario provinciale Antonio Bianchini lancia un appello all’Europa affinché agisca compatta in sede di trattativa, e al Governo italiano affinché riattivi il tavolo con le imprese per affrontare emergenze strutturali come la sburocratizzazione e l’alto costo dell’energia. 

«Non possiamo più attendere – dichiara –. L’incertezza sta già producendo danni enormi. Navigare a vista è il peggiore scenario possibile per chi deve garantire stipendi e stabilità economica alle famiglie».

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