Attualità

giovedì 12 dicembre 2019

C'è un'Italia prima e dopo la strage di Piazza Fontana

C'è un'Italia prima e dopo la strage di Piazza Fontana

di Luca Petinari

Il 12 dicembre 1969, in seguito a un attentato terroristico simultaneo tra Roma e Milano, persero la vita diciassette persone e ne rimasero ferite ottantotto. Le vittime furono tutte nel capoluogo lombardo, per la precisione nella Banca dell'Agricoltura di Piazza Fontana. Quattro le esplosioni, tutte nel lasso di 53 minuti, divise tra la capitale e il nord, dove fu trovato un ordigno inesploso. A pagarne le colpe, pur avendone individuato i responsabili: nessuno.

Cosiderata la madre di tutte le stragi e il primo e più dirompente attacco terroristico dal dopoguerra, la strage di Piazza Fontana è un evento storico che ha segnato l'inizio degli Anni di Piombo italiani, dalle molteplici contaddizioni e lati oscuri, a partire dall'individuazione dei responsabili.

In un primo momento le accuse vennero indirizzate in base ai vari orientamenti politici: tra i primi 150 fermati, per lo più erano soliti sospetti anarchici e radicali. Significativo fu l'episodio di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico di 41 anni ed ex partigiano, trattenuto per più di 48 ore dalla Questura milanese, in circostanze sospette. Al terzo giorno, Pinelli morì precipitando dal quarto piano del palazzo. C'è chi dice che fu gettato per coprire le violenze subite durante l'interrogatorio, chi invece che fu gettato per sbaglio. A farne le spese, due volte, fu il commissario Luigi Calabresi, accusato della morte di Pinelli e ucciso due anni dopo dal gruppo anarchico Lotta Continua.

Da qui, e dopo un altro episodio che ha visto coinvolto un altro anarchico, Pietro Valpreda, si aprì la pista neofascista, in particolare individuata nel gruppo Ordine Nuovo. Al centro di questa pista si trovavano Giovanni Ventura e Franco Freda, in seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate da dei conoscenti. Tra le accuse ai due, quelle di far parte di un sistema eversivo che voleva, tramite la strategia della tensione, creare situazioni che influenzassero la popolazione a votare per quei partiti che facevano della sicurezza il cardine principale dell'agenda politica (Democrazia Cristiana in primis).

La svolta arriva nel '71, in seguito al ritrovamento di armi e simboli fascisti in un casolare di campagna riconducibili a Ventura, mentre nel '72 vennero trovati in una cassetta di sicurezza degli ordigni identici a quelli usati nella strage e dei documenti appartenti al SID, uno dei gruppi di servizi segreti dell'epoca. Il SID fu il principale accusato di aver depistato e occultato importanti documenti riguardati la strage, procurando ritardi nel loro rinvenimento che furono giustificati ai magistrati e ai giudici come "per errore". Due importanti ufficiali del SID vennero condannati, ma quanto i loro superiori o responsabili politici fossero coinvolti ancora non è dato a saperlo. Significativo l'epidosio in tribunale in cui Andreotti rispose "non lo ricordo" per ben trentatre volte davanti ai giudici. Nel mentre, il 3 marzo del 1972 Ventura e Freda vennero arrestati.

Da qui iniziò una serie di processi infinita, che si concluse nel 1987 a Catanzaro con l'assoluzione definitiva di Freda e Ventura: una strage che sembrava essere destinata a rimanere senza responsabili. Successivamente altre due inchieste portarono a galla altri due nomi, ovvero Stefano Dalle Chiaie e Massimiliano Fachini, entrambi poi assolti nel 1991. Nel '94 un giudice milanese riprende in mano l'inchiesta in seguito alle informazioni passategli da Carlo Digilio, un ex membro di Ordine Nuovo, che riportava il coinvolgimento diretto di Freda e Ventura. Il processo si concluse nel 2005 con l'assoluzione per mancanza di prove e con Digilio unico riconosciuto come diretto responsabile della strage, anche se ormai il capo d'accusa era caduto in prescrizione grazie alle attenuanti della collaborazione.

Nella sentenza definitiva, la Cassazione si espresse indicando il coinvolgimento di Ventura e Freda "al di sopra di ogni dubbio" nella strage. Ma i due non vennero mai processati poiché definitivamente assolti nel 1987.

Manipolazioni, occultamenti, depistaggi, contraddizioni: tutti termini che, purtroppo, fanno parte del vocabolario anatomico di questo paese. Un paese, l'Italia, che ha vissuto un prima e un dopo il 12 dicembre 1969.

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