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giovedì 16 ottobre 2025

Cagli, "Comunità in festa": porte aperte alla Comunità Acquaviva per celebrare l'inclusione e la speranza

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Cagli, "Comunità in festa": porte aperte alla Comunità Acquaviva per celebrare l'inclusione e la speranza

Una festa per condividere la bellezza dello stare insieme e sentirsi parte di un territorio. 

È questo lo spirito di “Comunità in festa”, l’annuale appuntamento con cui la Comunità Acquaviva di Cagli apre le sue porte alla cittadinanza. 

L’iniziativa si terrà sabato 18 ottobre dalle ore 15.00, con un ricco programma fatto di percussioni africane a cura di Folà, dj set, laboratori creativi e un buffet collettivo, in un clima di incontro e partecipazione.

Dal 2006, la Comunità Acquaviva accoglie giovani dai 9 ai 18 anni che vivono situazioni di disagio psichico. 

In quasi vent’anni di attività, ha ospitato 133 ragazzi, offrendo loro percorsi educativi e relazionali nelle due strutture “Lupo Rosso” e “Orizzonti Blu”, che oggi accolgono complessivamente 20 giovani

«L’autolesionismo è spesso una richiesta di aiuto – spiega la responsabile Lucia Micheli – e il nostro compito è ascoltarla, senza giudizio, costruendo un percorso di fiducia e consapevolezza».

La struttura riceve quotidianamente richieste di nuovi inserimenti, ma il numero massimo di ospiti è stabilito a venti. 

«Appena un ragazzo lascia la comunità – aggiunge Micheli – un altro prende il suo posto. Spesso arrivano da situazioni difficili, già seguite dai servizi di psichiatria. Qui imparano a volersi bene, a stringere amicizie e a gestire i conflitti: tre esperienze fondamentali che per molti di loro rappresentano la sfida più grande».

Un lavoro complesso, che parte dall’ascolto e dall’accoglienza. 

«I ragazzi trovano in noi qualcuno che non li giudica, ma che rispetta i loro tempi – spiega Micheli –. Cerchiamo di reinserirli gradualmente a scuola, nello sport e nella vita sociale, chiedendo però che anche il mondo esterno si adatti ai loro bisogni, senza pressioni o aspettative eccessive».

Il disagio psichico giovanile, sottolinea la responsabile, è in aumento e riflette spesso fragilità familiari e sociali: «Molti giovani non trovano punti di riferimento e vivono con angoscia un presente segnato da guerre, crisi e incertezze. Se noi adulti temiamo il futuro, per loro è ancora più difficile affrontarlo».

Nonostante tutto, lo sguardo resta fiducioso. 

«All’ingresso della comunità abbiamo scritto: “Vietato perdere la speranza”. È il nostro motto – conclude Micheli –. Non possiamo arrenderci, perché ogni giorno vediamo professionisti, educatori e volontari che mettono cuore e impegno per accompagnare questi ragazzi verso un futuro possibile».

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