Attualità
martedì 06 febbraio 2024
Bottega Amletica Testoriana, "Esercizi con il pubblico" dal 13 al 18 febbraio al Teatro Rossini di Pesaro

BAT Bottega Amletica Testoriana è un progetto curato da Antonio Latella con l’obiettivo di mettere in relazione attrici e attori con la poetica di Giovanni Testori nella ricorrenza del centenario della sua nascita, promosso da AMAT per Pesaro 2024 (progetto di Comune di Pesaro, MiC e Regione Marche con Fondazione Pescheria), Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa e stabilemobile, in collaborazione con Associazione Giovanni Testori. Il percorso di formazione - partito nel febbraio scorso, con tappa al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 27 al 29 ottobre e dal 3 al 5 novembre 2023 - è atteso a destinazione al Teatro Rossini di Pesaro, dal 13 al 18 febbraio 2024 in forma di “Esercizi con il pubblico” e vede coinvolti otto giovani donne e uomini del teatro italiano: Noemi Apuzzo, Alessandro Bandini, Andrea Dante Benazzo, Matilde Bernardi, Flavio Capuzzo Dolcetta, Chiara Ferrara, Sebastian Luque Herrera, Beatrice Verzotti.
Daniele Vimini, vicesindaco e assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro: «Il percorso di Pesaro 2024 è stato terreno fertile per la semina di una serie di valori che sono stati capaci di far germogliare tantissimi progetti interessanti guidati da un principio onnipresente: la partecipazione e condivisione con la comunità. Il progetto BAT è davvero un esempio eccellente - e anche umanamente molto intenso - di questo approccio culturale. Il fare teatrale inteso come momento di condivisione tra artisti e pubblico, il teatro come esperienza che interpella e stimola lo spettatore durante il processo di creazione, mi sembrano davvero un’applicazione felicissima del lavoro di coprogettazione che ci ha accompagnato in ogni fase di Pesaro 2024».
Per il presidente AMAT Piero Celani «La Bottega Amletica Testoriana conferma la vocazione della nostra Regione ad accogliere e far germogliare anche nel campo teatrale le idee più innovative. Le Marche rendono disponibili a grandi artisti e grandi temi un ecosistema fatto da teatri meravigliosi, ambienti culturalmente fecondi e ricettivi e occasioni importanti, quali Pesaro 2024, che condividono con un pubblico attento e presente. Le Marche possono contare su quelle competenze di eccellenza e sulla grande capacità di interlocuzione con i partner, che quotidianamente l’AMAT, che mi onoro di presiedere, mette a disposizione delle attività teatrali di tutti i Comuni della regione così come delle esperienze teatrali di prim’ordine come BAT».
«BAT è presente a pieno titolo nell'area dei progetti della Natura Operosa della Cultura di Pesaro 2024. Rappresenta un'esperienza innovativa - nota Silvano Straccini direttore generale di Pesaro Capitale italiana della cultura 2024 - che sfida il consumismo culturale attraverso un’inedita modalità partecipativa e di apprendimento collettivo, ponendosi tra l'opera teatrale e il suo pubblico. Il testo, nell'interpretazione di Testori, diventa un diario di bordo, che sollecita la riflessione sul percorso teatrale e lo spazio come luogo di trasmissione culturale attiva, superando con grande coraggio la fruizione passiva della cultura».
Una “bottega” teatrale, un luogo aperto di studio e lavoro, per darsi insieme - attori, regista, maestranze e pubblico - la possibilità di una vera ricerca intorno al mistero di Amleto nelle tre tappe formulate da Giovanni Testori, una trilogia che lo accompagnò per tutta la vita: la sceneggiatura scritta per il cinema, L’Ambleto e Post-Hamlet. Sin dall’inizio il progetto BAT Bottega Amletica Testoriana è anche affiancato da un inedito rapporto con lo spettatore: attraverso una call pubblica sono stati selezionati otto spettatrici/spettatori “in avamposto” - Elisa Agostinelli, Andrea Bontempi, Giulia Ceglia, Nicoletta Eligio, Clara Fedi, Jacopo Garbuglia, Abanoub Gayed e Anya Pellegrin -, complici della ricerca degli otto attrici/attori in una sorta di inedita “intimità”, condividendone il percorso in un vero processo di scambio reciproco.
“Quest’ultima fase del lavoro - notano Federico Bellini e Antonio Latella - si presenta quindi come la restituzione finale di questo viaggio, destinato a non sfociare in uno spettacolo ma in ricerca che non intende abbandonare la sperimentazione e le sue possibili forme, come è accaduto ad esempio per il Post-Hamlet, dove il lavoro musicale modulato su tempi e ritmi del rap ha permesso di render conto di una costruzione verbale secca, martellante, assertiva. Così come, nella lunga analisi testuale, non si sono cercate chiavi interpretative dei testi da assumere come verità assolute, ma piuttosto domande che continuano a interrogarci, soprattutto nello sviluppo dei personaggi di Shakespeare attraversati da Testori in tre lavori totalmente differenti. […] In definitiva, le ultime restituzioni pubbliche di BAT speriamo e pensiamo possano aprire una porta, forse non solo una, allo studio da condividere tra artisti e pubblico, con ogni probabilità una delle forme più alte del fare cultura. In coincidenza con la designazione di Pesaro a Capitale italiana della cultura, pensiamo che questo tentativo di mettere il pubblico di fronte ad una materia viva, ancora informe, una materia che è ricerca e non formalizzazione, e al contempo permettere ad esso di partecipare al processo di studio e farsi soggetto d’indagine entrando in comunione con gli artisti, sia una grande possibilità per tutti, un gesto altruistico che pensiamo possa a buon diritto definirsi atto di politica culturale. Per portare a termine quest’esperimento non potevamo che farci guidare da un autore come Testori, che ha fatto della sua ricerca linguistica una delle più estreme e pericolose rivoluzioni operate sulla lingua italiana, qualcosa che ha segnato un confine invalicabile: esiste un prima e un dopo Testori, a teatro e non solo. […] Così, insieme al pubblico di Pesaro, proveremo un’ultima volta a scardinare i meccanismi tradizionali di ciò che viene definito “rappresentazione”, per affondare insieme al pubblico nel caos e nella confusione vitale di un processo creativo che possa un giorno essere ricordato come una tappa del “fare cultura”. In altre parole, fare in modo che la vita di tutti i giorni non sia solo “rappresentazione” ma continuo studio del libro che siamo e che diventeremo”.
La Bottega Amletica Testoriana costituisce anche una preziosa occasione per gli studenti e le studentesse delle scuole superiori di Pesaro. Il percorso Verso Amleto, attraverso Testori ha visto coinvolte la classe III A del Liceo Classico Mamiani e un gruppo di studenti provenienti da varie classi del Liceo Storoni. Dopo l’affondo su Amleto di William Shakespeare a cura del direttore di AMAT, Gilberto Santini, le studentesse e gli studenti si sono confrontati con le tre riscritture di Giovanni Testori, presentate dalla professoressa milanese Lucia Bonacina, esperta della materia; successivamente le classi si sono misurate con la lettura e l’approfondimento dei testi. Si preparano oggi ad entrare nella Bottega Amletica Testoriana, pronti a scoprire come la parola di Testori risuoni, per loro, nel corpo degli attori/attrici guidati da Antonio Latella.
Durante la settimana pesarese di BAT, l’artista Simona D’Amico inaugura il 12 febbraio (ore 18) la mostra personale Schizzare. Disegni ‘rubati’ dalla Bottega Amletica Testoriana alla Galleria Rossini di Pesaro, presentando disegni legati allo studio di questa speciale Bottega. Simona D’Amico, coinvolta in qualità di insegnante di disegno, insieme ad altri professionisti che hanno affiancato Antonio Latella durante il processo della Bottega, ha accompagnato gli attori e le attrici a confrontarsi con Testori attraverso la pratica pittorica. L’artista palermitana riunisce ora in questa mostra (fino al 18 febbraio) i disegni su carta a tecnica mista che ha realizzato durante il progetto, ‘rubando’ volti e sguardi degli attori/trici, degli spettatori/trici ma anche del personale che dietro le quinte ha seguito un anno di processo della Bottega Amletica Testoriana. Ingresso gratuito.
BAT Bottega Amletica Testoriana. Esercizi con il pubblico biglietto cortesia 3 euro, biglietteria Teatro Rossini 0721 387621, AMAT circuito vivaticket. Dal 13 al 17 febbraio dalle ore 18 alle ore 22, 18 febbraio dalle ore 16 alle ore 20.
Con l’appuntamento di Pesaro giunge a termine BAT, il percorso intrapreso sulle tre riscritture testoriane di Amleto, dalla sceneggiatura per un film mai realizzato al Post-Hamlet, passando per il celebre Ambleto, opera manifesto per la creazione di una nuova lingua per il teatro. Durante questo corpo a corpo con Testori e il suo immaginario poetico riguardo al principe danese, condotto in una prima fase a Pesaro stessa e poi approdato al Piccolo Teatro di Milano, sono andate delineandosi non solo alcune tematiche che attraversano trasversalmente i tre testi, ma anche delle modalità di lavoro che hanno permesso di provare ad accostarsi al Testori privato, se vogliamo, alle sue passioni e ossessioni; così gli attori/ici hanno imparato, ad esempio, alcuni rudimenti dell’arte pugilistica, che tanto ha interessato il poeta; perché la parola, in Testori, è sì straordinaria deviazione dal lessico corrente, ma anche pugno nello stomaco in grado di colpire chiunque l’attraversi come interprete o ne sia investito come spettatore. Al tempo stesso, grazie alla visita a Casa Testori a Novate Milanese, il gruppo di lavoro ha avuto occasione di osservare dal vivo la stretta connessione tra la scrittura di Testori e i suoi lavori in campo pittorico e nel disegno; per questo motivo, gli attori/attrici sono stati guidati all’apprendimento delle tecniche del ritratto, al rispetto delle proporzioni di un volto o di un corpo, alle innumerevoli suggestioni che hanno contribuito a creare il “mondo testoriano”, quell’azione sulla realtà che va ben oltre la pagina scritta per il teatro, ma che si nutre del fondamentale apporto saggistico operato da Testori stesso e dalla sua inesauribile volontà di intervenire anche fisicamente sul mondo, con le sue opere artistiche ma anche con i lunghi, discussi, interventi pubblici in campo sociale e politico.
Quest’ultima fase del lavoro si presenta quindi come la restituzione finale di questo viaggio, destinato a non sfociare in uno spettacolo ma in ricerca che non intende abbandonare la sperimentazione e le sue possibili forme, come è accaduto ad esempio per il Post-Hamlet, dove il lavoro musicale modulato su tempi e ritmi del rap ha permesso di render conto di una costruzione verbale secca, martellante, assertiva. Così come, nella lunga analisi testuale, non si sono cercate chiavi interpretative dei testi da assumere come verità assolute, ma piuttosto domande che continuano a interrogarci, soprattutto nello sviluppo dei personaggi di Shakespeare attraversati da Testori in tre lavori totalmente differenti (nel caso della sceneggiatura, persino destinati ad un utilizzo di altra natura). Le attrici e gli attori, che hanno nella loro memoria gran parte dei tre testi, anche nella loro interezza, saranno chiamati da Antonio Latella, nelle restituzioni pubbliche, ad interpretare brani scelti al momento senza che siano stati prima concordati. Anche perché, come afferma Amleto stesso, “essere pronti è tutto”.
In definitiva, le ultime restituzioni pubbliche di BAT speriamo e pensiamo possano aprire una porta, forse non solo una, allo studio da condividere tra artisti e pubblico, con ogni probabilità una delle forme più alte del fare cultura. In coincidenza con la designazione di Pesaro a Capitale italiana della cultura, pensiamo che questo tentativo di mettere il pubblico di fronte ad una materia viva, ancora informe, una materia che è ricerca e non formalizzazione, e al contempo permettere ad esso di partecipare al processo di studio e farsi soggetto d’indagine entrando in comunione con gli artisti, sia una grande possibilità per tutti, un gesto altruistico che pensiamo possa a buon diritto definirsi atto di politica culturale. Per portare a termine quest’esperimento non potevamo che farci guidare da un autore come Testori, che ha fatto della sua ricerca linguistica una delle più estreme e pericolose rivoluzioni operate sulla lingua italiana, qualcosa che ha segnato un confine invalicabile: esiste un prima e un dopo Testori, a teatro e non solo. Qualcosa che, grazie alle tre stazioni degli Amleti testoriani, è sconvolgente, doloroso ed estremamente provocatorio; a tratti scandaloso, perché siamo fermamente convinti che soltanto chi sa creare e fondare nuovi linguaggi possa essere artefice di un vero scandalo, di uno shock culturale che ci faccia riflettere su ciò che pensiamo di sapere e su ciò che ci ostiniamo a non voler sapere. Così, insieme al pubblico di Pesaro, proveremo un’ultima volta a scardinare i meccanismi tradizionali di ciò che viene definito “rappresentazione”, per affondare insieme al pubblico nel caos e nella confusione vitale di un processo creativo che possa un giorno essere ricordato come una tappa del “fare cultura”. In altre parole, fare in modo che la vita di tutti i giorni non sia solo “rappresentazione” ma continuo studio del libro che siamo e che diventeremo.
Sicuramente la BAT nasce con il duplice obiettivo di avvicinarmi alle nuove generazioni e di consegnare loro questo autore. La difficoltà sta nel riuscire a sottrarmi, a non prevalere su di loro, perché, come è ovvio, ho delle idee su Testori, preconcetti che nascono dalla mia appartenenza al Novecento. Stimolare dei giovani, in una bottega, e affidare loro un autore mi sembra un ponte meraviglioso, rispetto al XXI secolo, per consentire a Testori di continuare a esistere. L’ho scelto perché era fondamentale, per me, individuare un autore che mi avesse trasmesso qualcosa di importante per il mio percorso e la mia ricerca. Molti anni fa ne portai in scena I Trionfi: da allora, non vi ero mai più tornato e da quell’esperienza è trascorso molto tempo. Così, quando ho visto che Testori aveva riscritto Amleto tre volte, poiché, nella mia “megalomania”, ho pensato che anche io l’avevo messo in scena tre volte, mi è sembrato che avessimo un elemento in comune: aver scelto un capolavoro con cui confrontarci in diverse epoche della vita, per vedere a che punto fossimo arrivati nel nostro percorso di ricercatori teatrali. Il testo diventa così un diario di bordo, che ci permette di capire come sta procedendo il nostro lavoro. Condividere questo itinerario con dei giovani mi sembra importante per il concetto stesso di bottega: ognuno dei partecipanti porta il proprio lavoro, lo mostra a tutti e io sono lì, che lo guardo e do consigli.