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venerdì 11 dicembre 2020

Bartolini (Confesercenti): "Ribadiamo la necessità di prorogare la chiusura dei pubblici esercizi dalle 18 alle 22"

Bartolini (Confesercenti): "Ribadiamo la necessità di prorogare la chiusura dei pubblici esercizi dalle 18 alle 22"

di Ufficio Stampa Confesercenti

Da Confesercenti ancora un appello per allentare le restrizioni imposte al comparto dei pubblici esercizi in vista delle festività natalizie: “Accogliamo con favore la possibilità ventilata dal Governo che nelle giornate del 25, 26 dicembre e 1 gennaio si possano allargare le possibilità di spostamenti tra Comuni – afferma Giorgio Bartolini direttore Confesercenti di Pesaro Urbino - un intervento richiesto più volte dalla nostra Associazione a livello nazionale e che sarebbe molto utile per dare un po’ di respiro al settore della somministrazione, tra i più colpiti in questa emergenza”.

“In particolare, a beneficiarne, sarebbero i ristoranti – prosegue Bartolini - pensiamo, ad esempio, ai locali dell’entroterra enormemente penalizzati se dovessero limitare le prenotazioni ai clienti del proprio Comune nelle giornate di Natale, Santo Stefano e Capodanno”.

Confesercenti ribadisce anche la necessità di prorogare l’orario di chiusura dei pubblici esercizi dalle 18 alle 22: “E’ una richiesta che abbiamo posto come prioritaria a livello nazionale e regionale – aggiunge Bartolini - ristoranti e bar sono luoghi sicuri e sottoposti a continui controlli e gli operatori hanno dato prova in questi mesi di senso di responsabilità e di attenzione, rispettando in maniera rigorosa le normative anche con investimenti economici significativi per l’adeguamento degli spazi. Il loro impegno andrebbe riconosciuto e non più penalizzato, come è stato fatto finora. Non dimentichiamo poi l’importanza del settore da un punto di vista economico. Parliamo di un comparto che porta un contributo fondamentale al Pil nazionale e che rischia di non sopravvivere: si stima che andranno in fumo oltre 33 miliardi di euro di fatturato, con 60.000 imprese destinate a chiudere e 350.000 posti di lavoro a rischio”.

“Il nostro appello –conclude Bartolini- è di mettere mano alla revisione di questi due provvedimenti, che penalizzano ingiustamente operatori ed esercizi che non rappresentano certamente luoghi ad alto rischio di contagio, ma che invece, sono fondamentali in termini economici e di socialità”.

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